Fiat Punto GT

Se hai ancora in testa stampate le parole di “What is love”, di tutti i pezzi degli 883 e ti scatenavi al ritmo della dance di Gigi d’Agostino, sei un giovane degli anni ’90. Se poi accomuni le parole dance = automobile = Punto GT, sei uno di quei ragazzacci che in quegli anni seminavano il panico tra le strade fuori dalle discoteche e ad ogni semaforo.

Derivata dalla temibile sorella maggiore, la Uno Turbo, che dominò la scena italiana delle piccole “pepate” nei favolosi anni 80, la Fiat Punto GT fu presentata nel 1993 e rimase in produzione sino al 1999, quasi a simboleggiare la fine di un’era, di una decade meravigliosa.

Vi sveliamo cosa sta davvero per GT: “Gira i Tacchi e va via, che passo io” (Fonti Fiat, nrd.)

La Punto GT era uno status-symbol che ti identificava: solo alla vista raccontava che non avevi paura di niente e che eri pronto a dare paga ai figli di papà con il Mercedes nuovo di zecca (e le ragazze si scioglievano come gelati al sole…).

Una piccola scatola di tonno che, con 133 cv (mitico il dato della potenza effettiva che rimane ancora un mistero)  e un turbocompressore che fischiava e sbuffava, ti attaccava al sedile ad ogni partenza e l’unico accessorio di sicurezza che preveniva dall’andarsi a schiantare erano le preghiere delle mamme preoccupate. Ovviamente nessuno la manteneva originale: era una continua corsa al tuning, al renderla più veloce e “tamarra” possibile, pompandola sia sotto il cofano e con tonnellate di casse stereo, dalle quali Gigi Dag riusciva ad arrivare anche nei paesini più isolati, accompagnato dal suono rauco di scarichi grandi come meloni.

Su, ammettetelo: la sentite “What is love?” nelle orecchie adesso?

E tutti la amano proprio per questo: come ogni oggetto degli anni 90, quando ne vedi (e senti) passare una per strada, partono mille ricordi ed emozioni che ti fanno venire voglia di buttare il tuo iPhone per tornare a giocare a Snake sul 3310.

Vi è piaciuto questo ritorno automobilistico agli anni 90? Se la risposta è si, ditecelo e continueremo a farvi ricordare i piccoli-grandi bolidi che ci hanno accompagnato per tutti quegli anni.

(Articolo di Davide Rucci)