In una lunga intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Francesco Baccini si racconta, a partire dalle scelte che non rifarebbe nella sua carriera:

“Non me ne andrei via dalla major discografica, lì avevo la mia storia, invece ho sparpagliato i miei album in cinque etichette differenti. E non farei Music Farm. In quel periodo avevo subito una truffa gigante dal mio ex manager. Mi sono svegliato una mattina e non avevo più niente. Siccome non ho il file della depressione ho ricominciato daccapo e accettai di andare in tv perché mi offrirono un cachet importante. Dopo un po’ lì dentro pensi che non uscirai più. Ero impazzito. Mi sembrava di fare un viaggio senza ritorno in una navicella che va su Marte con Iva Zanicchi”.

Il cantante racconta anche del suo primo lavoro al porto di Genova e di come venisse continuamente spostato:

“Fui Camallo per un anno, poi mi spedirono in amministrazione. ‘Farai carriera’, dicevano. Papà non c’era più, mia sorella studiava, il capofamiglia ero io. Non era la vita che volevo. Pensavo: se rimango qui dentro divento un serial killer. Facevo casini e continuavano a spostarmi da un’ufficio all’altro. Mi misero al centralino. Ma m’annoiavo e iniziai a fare numeri a caso in tutto il mondo: “Hallo, here is Porto di Genova”. Quando arrivò la bolletta del telefono quadruplicata si spazientirono: ‘Baccini, questa è l’ultima volta, qui non puoi sbagliare’”