C’è anche il green pass di Pippo Franco tra i 9 documenti sequestrati dai carabinieri del Nas nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla procura di Roma su un odontoiatra con studio in zona Colli Albani che avrebbe prodotto e firmato attestazioni false sull’avvenuta vaccinazione contro il covid ed esoneri dalla somministrazione. Il nome del comico 81enne era cominciato a circolare già da tempo, ma ora è ufficialmente indagato. Il suo certificato, così come quello di un ex magistrato, è risultato falso. Il reato ipotizzato è appunto quello di falso, e i green pass sequestrati, alcuni dei quali utilizzati anche per accedere a locali pubblici, sono stati disattivati presso il database del ministero della Salute.

“Ho richiesto alla Asl di appartenenza di avviare tutte le opportune verifiche tecniche e amministrative sul medico di base odontoiatra coinvolto in una ipotesi di false attestazioni – ha fatto sapere l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato – Ovviamente ci auguriamo che possa dimostrare la sua estraneità ai fatti, poiché in caso contrario non potrà permanere il rapporto con il servizio sanitario regionale e sarà avviato il procedimento di sospensione con deferimento all’Ordine dei medici”.

L’inchiesta era partita da numerosi green pass che portavano la firma dell’odontoiatra, emessi anche per persone che non risiedono nel territorio di competenza del professionista, tra cui anche personaggi famosi. L’ipotesi da cui sono partiti gli inquirenti è che il medico abbia inserito nel sistema regionale attestazioni di vaccini mai somministrati o esoneri sospetti, anche alla luce della quantità di fiale di vaccino Pfizer che aveva a disposizione e che non sarebbero bastate per vaccinare tutte le persone che hanno ricevuto il green pass attraverso di lui. Secondo gli inquirenti, inoltre, nel giorno in cui veniva indicata la vaccinazione alcuni indagati non si trovavano a Roma, mentre altri avrebbero ricevuto la dose in una data successiva a quella indicata sul certificato. Gli investigatori avevano perquisito lo studio medico sequestrando cartelle cliniche, ricette mediche ed elenchi di pazienti.