Nell’ambito della nostra rubrica dedicata al mondo del doppiaggio, abbiamo avuto l’onore e il piacere di parlare con Rossella Acerbo, voce italiana di numerose attrici, ma che tutti abbiamo imparato ad associare principalmente al volto di Drew BarrymoreLisa Kudrow, Michelle Rodriguez e Reese Witherspoon, per citarne alcune.

Abbiamo intervistato Rossella telefonicamente, e lei, con simpatia e spontaneità, ci ha parlato di tutto e di più, dai suoi esordi, al suo coinvolgimento nel film di E.T. (con tanto di regalo da parte di Steven Spielberg) a Friends, ai Fast & Furious fino al racconto di alcuni esilaranti aneddoti che questo mestiere le ha fatto vivere, insieme ai suoi colleghi più stretti.

Come hai iniziato, quale è stato il tuo esordio e perché hai scelto di fare questo mestiere?

«Ho scelto di fare il doppiaggio un po’ come si sceglie di respirare e di mangiare. Ho iniziato quando avevo più o meno 5 anni. Io e mio fratello non siamo figli d’arte, che se ne dica, ma siamo figli di un fabbro e di una casalinga. Per una serie di circostanze fortuite mio fratello, che ha 18 anni più di me, si ritrovò a fare un provino per Mary Poppins, era piccolissimo e lo vinse. Da allora lui cominciò ad avere delle parti e capitava che io lo accompagnassi, perché mi doveva portare con sé, ero la sorellina rompiscatole… Quindi io a 4 anni avevo già deciso cosa volevo fare da grande. All’epoca c’era una serie che si chiamava ‘Charlie’s Angels’ e io ero pazza di Kelly, doppiata da Flaminia Jandolo. Capitava anche che la chiamassi solo per dirle: ‘Ciao, ma tu sei Kelly? Mi dici una cosa?’ E riattaccavo… Ricordo di aver rotto le scatole a tutti. Fino a che una volta, ero con mio fratello e serviva una bambina che diceva, ancora me lo ricordo: ‘Papà, mi passi la bistecca?’ e mi hanno fatto provare. Io non sapevo leggere ovviamente, dovevo ancora iniziare ad andare a scuola e quindi ho iniziato così, con la botta sulla spalla e con la battuta a memoria. Ma ho subito amato profondamente questo lavoro, era quello che volevo fare. Poco dopo ho fatto ‘Mammina cara’, con il grande Renato Izzo, sempre imparando le battute a memoria perché non sapevo leggere. E poi il mio ‘lancio’ vero e proprio è avvenuto nel 1982 quando feci la bambina di E.T., vincendo il provino per doppiare Drew Barrymore». 

Questa sarebbe stata la prossima domanda, che hai anticipato…

«Quindi ribadisco, non sono figlia d’arte, non ho fatto le scuole, ho sempre seguito una passione e vi assicuro che quando si è così piccoli e si deve unire il lavoro allo studio, non è facile. Io mi ritengo una persona molto fortunata, perché faccio il lavoro che amo, ma conciliare il tutto non è stato semplice. Ho fatto il liceo classico e poi giurisprudenza all’università, il tutto tra un turno e l’altro. Infatti dico sempre che la mia vita è quella che succede tra un turno e un altro». 

Ritornando ad E.T… Eri piccola, avevi 9 anni. Ricordi se si avvertiva un’aria diversa, essendo un film di Spielberg che comunque ha fatto la storia del cinema? Ti ricordi qualcosa di quel periodo?

«All’epoca Steven Spielberg era un giovane regista stra promettente, ma nessuno si immaginava che sarebbe diventato quello che è diventato. Ricordo che è stata un’esperienza bellissima, soprattutto perché Spielberg fece un regalo bellissimo a tutti noi bambini doppiatori. Ci regalò una sorta di “Calza della Befana di E.T.”, era un sacco di iuta stracolmo di picture disc, completini, canottiere, diari, pupazzetti più una lettera ad personam in cui ci ringraziava per il lavoro che avevamo svolto».

Drew Barrymore in “E.T”

Un regalo che fece a tutti i doppiatori bambini internazionali o solo agli italiani?

«Questo non lo so, all’epoca non eravamo così cosmopoliti, non sapevamo bene cosa succedeva nel resto del mondo. Però credo che la versione italiana sia stata una di quelle che ha ottenuto più riscontro, forse per questo ha voluto ringraziarci così. È stato un momento magico, perché poi da lì io abbiamo avuto tutti un ottimo trampolino di lancio, sia io che Giorgio Borghetti, che Fabrizio Manfredi. Siamo stati anche fortunati perché ci ha diretto la grande Fede Arnaudla quale ci ha veramente insegnato a fare questo mestiere. Abbiamo fatto scuola sul campo».

Il regalo di Spielberg ce l’hai ancora oppure è andato perso? 

«Purtroppo, sai, mia madre quando lo vide pensò: ‘Ma che è sto pupazzo brutto?’, i miei genitori erano persone semplici. Sono riuscita a conservare il completino, la canottiera, le mutandine con la figura di Gertie [il personaggio di Drew Barrymore ndr] con E.T., e il diario ce l’ho custodito e immacolato dentro il mio cassetto. Il resto è andato perso. Avevo il picture disc di E.T., vi rendete conto!»

Pensa che valore avrebbe adesso in un periodo di “revival”…

«Esatto. Ma noi non potevamo immaginare, come tutte le grandi avventure passate, non lo prevedi… anche quando abbiamo fatto ‘Friends’, noi non immaginavamo assolutamente tutto quel successo. Pensavamo di fare una serie come tante, addirittura per la TV svizzera. Ricordo che abbiamo cominciato tra Natale e Capodanno, intorno al 1994. Pure là, che ne sapevamo? Pensavamo fosse una serie come tante altre…».

Era la prima volta che doppiavi Lisa Kudrow? L’hai cominciata a doppiare da lì, da Friends?

«Sì, da lì in poi. Lei è molto più grande di me, ha 10 anni in più. Però ha sempre avuto questo aspetto un po’ bambinesco da giovane. Ora continua a fare sia film che serie TV, l’ho doppiata di recente in Space Force, dove fa la moglie incarcerata di Steve Carell… Addirittura la doppio anche nel cartone animato Baby Boss, dove lei è la voce originale. Pensate che ho vinto il provino non sapendo che fosse Lisa Kudrow in originale. Quindi vuol dire che siamo proprio due cuori e un’anima».

Qual è l’attrice a cui sei più affezionata tra Drew Barrymore e Lisa Kudrow, o qualcun’altra fedele? 

«Quella a cui sono più affezionata è Drew Barrymore, perché è una cosa un po’ particolare, siamo cresciute insieme. Avevamo 6 anni e ora ne abbiamo 46. L’ho rifatta anche nelle Charlie’s Angels…».

Tornano sempre le Charlie’s Angels…

«Ho coronato il mio sogno, perché Drew Barrymore faceva proprio Kelly nelle Charlie’s Angels!». 

Un’altra grande donna alla quale hai prestato e continui a prestare la voce è Michelle Rodriguez in “Fast & Furious”. Che ci dici di lei? Com’è stato ritrovarla dopo diverso tempo, tra il primo e il quarto film? Pensi ci sia stata un’evoluzione anche tua nei suoi confronti? 

«Michelle Rodriguez, tra un ‘Fast and Furious’ e l’altro, l’ho doppiata anche in altri film nel frattempo. Vi posso raccontare che per mio figlio, che ha 21 anni, è stato un mezzo trauma scoprire che la madre “è” Michelle Rodriguez. Una volta, appena tornato a casa dopo aver visto l’ultimo Fast and Furious, mi fa: “Ma come? Ma la doppi tu? Io sono innamorato di lei, non può  avere la voce di mia madre!”. Un trauma…
Anche lì, il primo Fast & Furious non fu un film a cui diedi molta importanza. Per una ragazza poi cazzotti e macchine non sono proprio all’ordine del giorno. Però sicuramente lei ha un temperamento che a me piace molto, perché è una tosta, fa sempre ruoli “cazzuti”. Quindi non l’ho trovata invariata. Anche adesso l’ho doppiata nel cameo di una serie, di cui non ricordo il nome (dovete sapere che i doppiatori hanno la memoria un po’ come Dory di Nemo)». 

Molti tuoi colleghi ci dicono la stessa cosa. 

«Io rimuovo le cose davvero come Dory. Delle volte me ne accorgo vedendo un film in televisione, se non sentissi la mia voce neanche mi ricorderei di averci lavorato».

A proposito di “Fast and Furious”, avevate già iniziato a doppiare il nuovo capitolo che sarebbe dovuto uscire nel 2020?

«No, dovevamo iniziarlo l’anno scorso ad aprile, avevamo già le date confermate, ma ovviamente con la pandemia è saltato tutto… speriamo di riuscirci quest’anno».

Adesso un po’ di revival. Tu hai doppiato anche un’attrice di una serie spagnola che in Italia andò tantissimo: Lola (Beatriz Luengo) di “Paso Adelante”.

«Come no, Lola me la ricordo bene perché un sacco di teenagers mi hanno rotto le scatole, in senso buono, con Paso Adelante. Lola diciamo che è stata la prima ‘Violetta’, l’antesignana…»

Era la prima volta che doppiavi un personaggio non inglese?

«No, quando ho iniziato io, si doppiava veramente di tutto, oltre alle cose italiane, anche quelle polacche e svedesi.  C’era veramente un’ampia scelta».

E non trovi delle differenze? Con l’inglese forse c’è più materiale…

«Dirò una cosa che può sembrare retorica e banale, ma quando noi doppiamo non lo facciamo con le orecchie. Questa è una cosa che io consiglio ai nuovi ragazzi che vogliono fare questo mestiere: doppiate con il cuore e con gli occhi, che sono una lingua universale. Riprodurre in un’altra lingua solo un suono sarebbe sterile, ve lo assicuro. Servono l’espressione, il cuore, la passione… Delle volte allontanandoci dall’originale vi assicuro che alcuni prodotti li abbiamo migliorati. Non mi riferisco ai film di Spielberg, ma ad esempio un ‘Paso Adelante’ in originale, beh… non un gran ché. Le telenovele se ridoppiate benissimo sono quasi credibili, ma se le senti in originale… che Dio li benedica…».

A proposito di telenovelas, che ci dici di “Beautiful” e della nuova Sally Spectra? Come ti trovi a doppiare una soap opera che va in onda da più di trent’anni?

«Questo è il secondo personaggio che doppio a ‘Beautiful’, prima doppiavo un’attrice che ha fatto anche ‘Bayside School’. Poi, dopo tanti anni, mi è ricapitata Sally. Solo che ho saputo da alcuni fan che la mia lascia ‘Beautiful’ per andare a ‘Febbre d’amore’, che da noi non si doppia più! Peccato, io ci pagavo il mutuo con Sally!»

A proposito di lavori interrotti, “Santa Clarita Diet”, la serie Netflix con Drew Barrymore, quante risate ti sei fatta con quella serie? 

«Una follia completa. Mi sono veramente divertita».

Un peccato che non l’abbiano più rinnovata…

«Purtroppo la crisi economica c’è a tutti i livelli. Noi stiamo affrontando una crisi che non si vede dal dopoguerra. Anche il doppiaggio… lavoriamo molto meno rispetto a prima. Io ho passato delle vacanze di Natale atipiche, ero abituata a non poter mai partire, perché questo dicembre era il mese in cui dovevamo consegnare tutto. Invece quest’anno tutto diverso.» 

Dopo il lockdown, quando il lavoro era un po’ ripreso,  sei andata in studio?

«Abbiamo lavorato tanto alla ripresa, doppiando tutto quello che era rimasto indietro, a maggio, giugno e luglio. Poi ad agosto piano piano le cose si andavano affievolendo, a settembre e ottobre non hanno girato e sono stati i mesi in cui abbiamo risentito di più di questa cosa. Nonostante ci siano Netflix, Amazon, e tutte queste piattaforme» 

Come ti trovi a lavorare con tuo fratello e con i tuoi cugini, sia quando tuo fratello fa il direttore e tu doppi, sia quando tu fai la direttrice e lui il doppiatore?

«Quando io faccio la direttrice e lui l’attore, io lo tratto bene come tratto bene tutti perché metto la professionalità al primo livello. Mentre invece mio fratello quando fa il direttore e io sono la doppiatrice, mi tratta da sorella. Se sbaglio, mi prende in giro, ride. Poi capirai, sono la sorella minore, non si fa problemi…»

Qual è stato un film in cui avete fatto tutti e due gli attori?

«Ricordo un film non troppo lontano, “Zona d’ombra”, dove lui doppia Will Smith e io sua moglie. Poi anche ‘Bad Boys’, dove doppio Gabrielle Union, la sorella di Martin Lawrence che se la fa con Will Smith.

Vi dirò, a me non fa impressione quando faccio le scene d’amore con mio fratello, perché comunque abbiamo una taratura, è come se non fossimo noi… lo so che sembra strano… e infatti noi doppiatori siamo tutti un po’ bipolari, però sei il personaggio che interpreti, quindi è come se la tua voce entrasse nel corpo di un altro. È come se facessimo parte di un involucro, di un contenitore… siamo l’anima di un corpo. 

A volte mi capita di dirigere bambini che magari hanno paura del buio le prime volte che doppiano, e a loro dico sempre che è un po’ come se ci fosse un muro di energia attorno a noi e che ci isola da tutto quello che ci succede intorno. Questo è veramente quello che provo. Quando doppio, perdo il contatto con la realtà, è come se entrassi dentro lo schermo».

Anche con tuo cugino Fabrizio Manfredi hai lavorato tanto, avete fatto anche due serie cult degli anni Ottanta, “Genitori in blue jeans” e “Casa Keaton”.

«Abbiamo fatto tantissime cose insieme, sì. In ‘Genitori in blue jeans’ facevamo fratello e sorella. Fabrizio faceva Mike Seaver – Kirk Cameron e io facevo facevo la sorella Carol. Anche in ‘Casa Keaton’ eravamo fratello e sorella, lui doppiava Michael J. Fox e io la sorella Jennifer. Che bello, che ricordi. Erano serie molto divertenti. All’epoca doppiavamo tutti insieme, a differenza di adesso. C’era molto più contatto umano, ci facevamo i dispetti da piccoli, ci davamo i pizzicotti… Adesso purtroppo è un pochettino più alienante, con il Covid poi… l’isolamento più totale».

Un’altra attrice che hai doppiato diverse volte è Reese Witherspoon. Lei ti piace? Ti ci rivedi?

«Moltissimo».

L’hai iniziata a doppiare dagli anni ’90, poi molte doppiatrici si sono alternate. Come mai?

«Perché io per vent’anni sono stata socia della società CDC Sefit Group e all’epoca avevamo il diritto di esclusiva, nel senso che non c’era tutto questo libero mercato che c’è adesso. Perciò tu potevi doppiare solo le cose nella tua società, non potevi andare a doppiarle altrove. Quindi se arrivava un film a un’altra società lo doppiava un’altra attrice. Non ti concedevano… Sono quarant’anni che faccio questo lavoro e le cose sono cambiate, nel mondo e anche nel doppiaggio. Prima si lavorava con il proiettore, con gli anelli… Adesso abbiamo il producer e i file, tutto diverso».

La tua esperienza con “Futurama”?

«In ‘Futurama’ c’era Fabrizio che faceva il bambino cattivo, là mi sono proprio divertita. Il direttore di doppiaggio era Giorgio Lopez, un pazzo scatenato. Il fratello di Massimo. Anzi, se vogliamo dirla tutta per me Massimo è il fratello di Giorgio. Massimo è diventato famoso con la televisione, ma Giorgio è un doppiatore straordinario, pensate a Danny DeVito o Pat Morita in Karate Kid, ‘Metti la cera, togli la cera’.
Lui ha fatto il direttore di doppiaggio ed è un pazzo. Ridevamo come scemi… Nel 1988 Abbiamo fatto insieme ‘Il Barone di Münchhausen’ e lui mi si ricorda proprio bambina. Adesso quando lo vedo, per scherzare, lo chiamo ‘La salma’. Poi lui è ipocondriaco, ha paura di morire, e puntualmente gli chiedo: ‘Che malattia hai oggi?’. Abbiamo un rapporto di affetto.

Questo lavoro, seppur mi abbia messo a dura prova, mi ha dato un sacco di amici veri, con cui sono cresciuta insieme, a cui voglio un gran bene. La mia generazione è quella di Alessandro Quarta, Fabrizio Vidale, Barbara De Bortoli, Ilaria Stagni, Giorgio Borghetti… siamo tutti come compagni di liceo. Adesso siamo grandi, ma quando ci incontriamo ci comportiamo ancora come se avessimo quindici anni. Siamo dei vulcani e forse dobbiamo esternare la nostra infanzia perduta…»

Con Giorgio Borghetti hai fatto E.T., giusto?

«Sì, e ora vi confesso anche questo aneddoto. Io ero… innamorata pazza di Giorgio Borghetti! Da piccola organizzai anche una festa di Carnevale per ballare con lui, erano gli anni de ‘Il tempo delle mele’, volevo ballare con lui e dargli finalmente questo fatidico bacio. Ma poi arrivò Francesco Pezzulli, che mi faceva il filo, mi mise le cuffiette alle orecchie perché voleva ballare con me, per fare ‘Il tempo delle mele’. Mi ha rovinato tutto! Ancora glielo rinfaccio… “Per colpa tua non mi sono fidanzata con Giorgio Borghetti!» 

Ti è mai capitato di incontrare gente per strada che ti riconosce per la voce?

«Sì, tante volte. Ora vi racconto quella più divertente. Uno dei miei migliori amici è Nanni Baldini, abbiamo fatto anche il liceo insieme e ora anche le nostre figlie sono amiche. Ci siamo ritrovati dall’essere amici a genitori-amici. Questa estate siamo andati in vacanza in Calabria in un villaggio. Eravamo con il bagnino a parlare di ombrelloni e sdraio quando lui mi riconosce e mi fa:  ‘Ma tu sei Letty?’, e io: ‘No, sono Rossella’. Divento tutta rossa, allora mi giro e vedo Nanni che arriva da lontano, e dico al bagnino: ‘Sì, ma lui è Ciuchino!’ Lui tutto contento mi dice: ‘Ma voi siete il mio mito…’. Allora ne approfitto e la butto là: ‘Senti, ti faccio fare un vocale da Ciuchino e da Letty se ci dai l’ombrellone in prima fila’. E… è andata così, ci ha dato l’ombrellone in prima fila».

Un grande potere da usare sempre…

«In realtà noi non siamo abituati alla notorietà, ci immedesimiamo più come voci nell’ombra. Abbiamo scelto di fare doppiaggio proprio perché non ci piace farci vedere. Sennò avremmo fatto un altro lavoro, gli attori. A me piace questo anonimato, mi sento un po’ Clark Kent un po’ Superman…»

Ma poi quando parli ti riconoscono subito…

«Sì, ve ne racconto un’altra. Un giorno eravamo in treno con Massimo De Ambrosis e Eleonora De Angelis, che insieme a me sono i doppiatori di Chandler e Rachel in Friends. Siamo amici da una vita. Allora eravamo in treno a stavamo parlando proprio terra terra, come scaricatori di porto. Ad un certo punto io e Eleonora andiamo al bagno e un ragazzo ci fa: ‘Certo, è come aver visto una puntata di Friends’. Io e Eleonora ci siamo fatte viola , avevamo detto stupidaggini fino a quel momento non rendendoci conto che qualcuno potesse riconoscerci. Pensate, quel ragazzo si è visto una puntata di Friends con una valanga di parolacce!»