Fra poco meno di un mese, esattamente il 28 giugno, Jerry Calà compirà 70 anni a cui si aggiungono i 50 anni di carriera professionale iniziata nel 1971 con I Gatti di Vicolo dei Miracoli. Per l’occasione, il celebre attore e cantante siciliano, simbolo della commedia anni ’80 italiana, è stato intervistato a il Quotidiano del Sud, dove ha raccontato i suoi ricordi e i rapporti con quel periodo. Ve ne riportiamo alcuni estratti:

Il suo nome si accosta naturalmente agli anni 80 il decennio del consumo e dell’edonismo che ha raccontato i numerosi film. Di quell’Italia arraffona, cosa salva?

Di quel periodo salvo l’entusiasmo, la voglia di fare, di buttarsi, anche prendendo dei rischi. Il fenomeno dello “yuppismo” si può identificare in cazzoni che avevano però voglia di emergere, inventare. Avevano come modello l’avvocato Agnelli, sognavano di diventare gran signori e al contempo grandi imprenditori.

Ricordando il film “Arrivano i gatti” di Carlo Vanzina del 1980, Cala ha parlato del periodo difficile che stanno vivendo gli artisti: 

“Oggi è davvero dura per gli artisti. I personaggi che sceglie la tv sono pescati dai reality, dai social, non viene prediletto il talento. Chi vuole intraprendere questo mestiere deve essere prima di tutto onesto con se stesso: il sacro fuoco della recitazione richiede innumerevoli provini e tanto studio”.

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Nell’ultima scena del cult “Sapore di mare” rivede Marina, il suo amore giovanile, ripensando con trasporto e amarezza al tempo trascorso. Che rapporto ha con la nostalgia?

Moltissimi fan commentano ancora quella scena, la trovano toccante, lo sguardo tra me e Marina Suma rappresenta un momento magico. Non mi ritengo un nostalgico, ma vivo con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto sul futuro.

In verità non mi sento con nessuno, con Guido Nicheli avevo un bel rapporto, purtroppo non c’è più. Mi sento ogni tanto con Enrico Vanzina, a cui voglio bene. Ma non è un problema, è nella natura del cinema. Si promettono grandi amicizia e dopo non di vede più nessuno”.

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