Il film

Lo Hobbit – La desolazione di Smaug uscì nel 2013 diretto da Peter Jackson e scritto dallo stesso Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens e Guillermo del Toro. Liberamente tratto dalla parte centrale del romanzo Lo Hobbit e dalle Appendici de Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, è il secondo capitolo della trilogia de Lo Hobbit, che funge da prequel alla trilogia de Il Signore degli Anelli, diretta dallo stesso regista. È preceduto da Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (2012) e prosegue con Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate (2014).

Il film è stato distribuito nelle sale dalla Warner Bros. il 13 dicembre 2013 negli Stati Uniti e con un giorno d’anticipo, il 12 dicembre 2013 in quelle in Italia. Come accaduto per il primo film, la pellicola è distribuita nelle sale in quattro versioni differenti: 2D, 3D, HFR 3D e IMAX 3D. Anche questo secondo film della saga ha ottenuto 3 nomination agli Oscar 2014.

La trama

Thorin Scudodiquercia, principe dei Nani, giunge al villaggio di Brea per indagare sulla scomparsa di suo padre Thráin. Nella locanda nota come “Il Puledro Impennato” Thorin viene avvicinato dallo stregone Gandalf il Grigio. Questi tenta di convincerlo a liberare l’antico reame di Erebor dal temibile drago Smaug, come aveva precedentemente proposto a Thráin prima della sua scomparsa. Dopo aver scoperto l’esistenza di una taglia sulla propria testa, Thorin decide di convocare i suoi parenti Nani per l’impresa; Gandalf suggerisce di arruolare anche uno Hobbit per fare da “scassinatore” e recuperare l’Arkengemma, grazie alla quale si potranno riunire tutti i sette regni dei Nani per muovere guerra contro Smaug.

Un anno dopo, dopo essere fuggiti da Goblin e Orchi alle Montagne Nebbiose, lo Hobbit Bilbo Baggins, Gandalf e la compagnia dei 13 Nani stanno ancora cercando di sfuggire all’Orco Pallido Azog e ai suoi accoliti. Gandalf suggerisce allora di rifugiarsi dal Mutapelle Beorn, che vive in una casa al confine delle Terre Selvagge. Sebbene la casa sia un luogo sicuro, lo stesso Beorn risulta pericoloso ed imprevedibile, soprattutto quando si trasforma in un gigantesco orso, lanciandosi all’inseguimento della compagnia, che riesce miracolosamente a barricarsi nella casa. Nel frattempo l’Orco Bolg, figlio di Azog, porta ordini al padre: quest’ultimo è richiesto dal suo padrone a Dol Guldur. Beorn, tornato a forma umana, decide di aiutare la compagnia a fuggire da Azog, donando a ciascuno di loro un pony: infatti, sebbene il Mutapelle non provi simpatia per i Nani, odia maggiormente gli Orchi….

Gandalf

Ian McKellen non si divertì più di tanto un giorno sul set de Lo Hobbit: la desolazione di Smaug, secondo episodio della trilogia basata sul romanzo di Tolkien. Durante le riprese, infatti, l’attore dovette passare diverse ore da solo, chiuso dentro un box dove era dotato solo di un microfono e di foto degli attori che interpretavano i nani: il filmato sarebbe stato modificato in seguito grazie alla computer grafica al fine di rendere l’attore più alto dei Nani.

La cosa non andò giù al grande interprete inglese, che a un certo punto esclamò “Questo non è il motivo per cui sono diventato un attore!“. Il microfono era ancora acceso, e così tutti sentirono la sua lamentela. Per consolarlo, cast e troupe gli lasciarono dei regali e messaggi di sostegno nella roulotte dove era solito passare il tempo tra una scena e l’altra.