Il film

Ma che colpa abbiamo noi è un film del 2003 diretto da Carlo Verdone, arrivato dopo tre anni di stop dalla non proprio calda ricezione del suo precedente film, Un cinese in coma. Verdone tornò a fare un film molto corale, scegliendo di concentrare la storia su 8 personaggi, interpretati da Margherita Buy, Anita Caprioli, Stefano Pesce, Lucia Sardo, Antonio Catania, Massimiliano Amato, Luciano Gubinelli e ovviamente Verdone.

La trama

Otto persone frequentano lo stesso gruppo psicoterapico tenuto da un’analista molto anziana. Durante una seduta, la professionista, immobile e in silenzio nella conduzione del gruppo, muore per arresto cardiaco. Gli otto se ne accorgono solo quando, interpellata, non risponde.

Il gruppo decide allora di proseguire l’esperienza con un altro terapeuta. La ricerca risulta tuttavia infruttuosa perché quelli scelti, dopo una serrata consultazione fra i sette partecipanti rimasti, si rivelano non adatti. I sette decidono allora di cimentarsi in una sorta di “autogestione” della terapia di gruppo, che verrà condotta a turno nelle case dei partecipanti…

La nascita del film ispirata ad un fatto vero

Lo scorso anno Carlo Verdone ha parlato di Ma che colpa abbiamo noi ad un evento organizzato al Parco della Cervelletta dal Piccolo Cinema America. «Io nel 2000 ho fatto buoni film. Ma che colpa abbiamo noi ha sofferto forse la gara con Compagni di scuola, l’altro mio film corale. Anche questo è un film ben scritto, ci ho messo un anno per scriverlo, dopo due anni di assenza da Un cinese in coma. Ho mandato avanti tutti i miei attori. È più un film di regia che di interpretazione».

Ha raccontato che lo spunto per la storia gli venne dopo la spiacevole morte del suo neurologo:

L’ispirazione mi venne attraverso un episodio vero. Alla fine degli anni ’90 avevo problemi di sonno. L’insonnia è spesso legata ad una sorta di depressione nascosta. A casa mia si dormiva pochissimo, è sempre stato così. Per chi fa questo lavoro il sonno è fondamentale. Avevo bisogno di farmi seguire da un neurologo e cominciai a frequentarne uno. Mi sembrava una persona rassicurante ed esperta. Seguiva i grandi sportivi. Mi diede una cura. Mi disse come affrontare la vita. Lo richiamai dopo 15 giorni perché le medicine facevano effetto. Due mesi dopo mi disse che potevamo scalare le dosi. Quando mi presentai, davanti al portone del suo studio vedo 15 persone che piangevano. Gli chiesi cos’era successo e mi dissero che era morto il professore. Erano tutti disperati. Da questo spunto nasce l’idea di fare un film su una psicanalista che segue un gruppo di persone.

Clicca qui per vedere l’intervento completo di Verdone

 

Qui invece la parte in cui parla del neurologo: