Aveva solo 64 anni. Muore uno dei cantanti più particolari degli anni 80, leader dei Talk Talk. Mark Hollis era lontano dalle scene da oltre 20 anni, ma alcuni suoi brani sono ancora molto conosciuti. Hollis conduceva vita riservata: la notizia della sua morte è rimbalzata prima sui social, poi confermata dalla stampa britannica. Da “Such A Shame” a “It’s My Life”, chi ha più di 40 anni ha ballato la sua musica che ruotava a ciclo continuo sulle radio locali e no. Lo ricordiamo con un nostro montaggio video.

Ecco alcune curiosità sulla sua carriera.

Dopo il debutto con “The Party’s Over” (1982), capolavoro nel solco della new wave, con il suono forgiato dal produttore Colin Thurston (già con i primi Duran Duran, Human League e ingegnere del suono del Bowie berlinese), la grande popolarità arrivò con il secondo e il terzo lavoro, “It’s My Life” (1984) e “The Colour Of Spring” (1986). A trascinare il primo furono soprattutto la title track (negli anni 2000 riportata alla popolarità dalla cover dei No Doubt) e “Such A Shame”, ma anche pezzi divenuti comunque celebri come “Renee” e “Dum Dum Girl”. “The Colour Of Spring” invece fu il loro album più venduto, sulla scia del singolo “Life It’s What You Make It“.

 

Dopo il grande successo la musica della band virò infatti su lidi sempre più sperimentali e sofisticati, tra il progressive e il jazz, con composizioni sempre più lunghe e strumentali meno adatte al grande pubblico. Ma “Spirit Of Eden” e “The Laughing Stock“, a dispetto degli scarsi esiti commerciali furono lavori complessi che aprirono la via al post-rock diventando fonte di ispirazione per numerosi artisti degli anni successivi. Una volta sciolta la band Hollis pubblicò solo un lavoro da solista, nel 1998, per poi ritirarsi a vita privata. Lasciando però un’eredità quasi unica nel suo genere.

Mark Hollis era un personaggio molto chiuso, portò in tribunale la Emi per aver remixato alcuni pezzi senza il consenso.“

Ho fatto una scelta – dice in una delle rarissime interviste rilasciate – dovevo decidere se fare il padre oppure restare invischiato con l’industria. Non ho avuto dubbi nemmeno per un secondo, fare il padre è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita”.

Spirit of Eden del 1988 è stato registrato in una chiesa sconsacrata.
Quel luogo fu trasformato in una specie di covo dedicato all’oppio, saturo di candele, incenso e immagini liquide proiettate sulle pareti. Le sessioni di registrazione furono alquanto meticolose.