Oggi il grande Massimo Ranieri compie 70 anni. Durante la sua carriera ha pubblicato 31 album (di cui 23 in studio, 4 live e 4 raccolte) e 36 singoli. Per l’occasione ha lasciato un’intervista su Sorrisi.it in cui ha ripercorso la sua carriera. Ecco un piccolo estratto: 

Dal 1951 al 1961, la sua infanzia.
«Sono nato all’ultimo piano di un palazzo in via Pallonetto 51 a Napoli, quartiere Santa Lucia. Sono stati anni belli. Papà Umberto era un uomo di grande onestà, rettitudine, dolcezza. Un grande lavoratore: operaio all’Italsider, si alzava alle 4 di mattina, entrava in fabbrica alle 6, rientrava il pomeriggio, mangiava e alle otto di sera andava a dormire. Guadagnava 25 mila lire al mese. Allora io ero il quinto figlio, ne sarebbero arrivati altri tre. Per tirare avanti lavoravamo tutti. Le mie sorelle facevano le sartine, io a 7 anni ho cominciato a lavorare nelle osterie: portavo il vino ai tavoli. Prendevo 200 lire a settimana. A 9 anni ho iniziato a lavorare da un fruttivendolo, scaricavo le cassette di frutta, qualche sacco di patate. Sacchi piccoli perché ero esile, avevo un fisico “eduardiano”: tutt’ossa e poca carne (ride). Mamma Giuseppina era una donna energica, a casa la chiamavamo la carabiniera. Ci si arrabattava alla meno peggio, lei era quella che doveva far quadrare i conti, il perno attorno a cui girava la famiglia. Con il primo stipendio, a 7 anni, le regalai un fiore di sterlizia, il suo preferito».

Massimo Ranieri, "l'istrione" della canzone - Metropolitan Magazine

Siamo al 1971-1981.
«Nel 1972 con “Erba di casa mia” vinsi “Canzonissima”. Vennero anche i miei genitori a Roma, dopo la serata abbiamo brindato con un bicchiere di spumante, loro erano emozionatissimi, commossi, orgogliosi… Poi si rimisero in macchina la sera stessa e tornarono a Napoli. Figuriamoci se si fermavano in albergo: che ne sapevano loro degli alberghi…».

Dal 1981 al 1991?
«C’è la vittoria al Festival di Sanremo nel 1988 con “Perdere l’amore”. Quella sera, dopo aver cantato, ero a cena con il mio gruppo di lavoro al ristorante. La proprietaria mi chiamò e mi disse: “Massimo, c’è una telefonata per te!”. Io sorpreso risposi e qualcuno mi disse: “Torna subito in teatro!”. Insomma, tornai all’Ariston giusto un attimo prima di sentirmi annunciare come vincitore! E ricordo che in quella occasione ebbi la mia prima copertina su Sorrisi! Ero emozionatissimo: io su quella cover ci avevo sempre visto i grandi e ora… c’ero io! Quella copia del giornale la conserva ancora mio fratello maggiore Aniello».