Trent’anni fa, il 24 settembre 1991, usciva uno degli album più importanti del decennio: Nevermind dei Nirvana. Sull’iconica copertina del disco c’era Spencer Elden, bambino fotografato all’età di 4 mesi nudo in una piscina di Pasadena, California, dal fotografo Kirk Weddle. Per quello scatto, i genitori del bimbo, Renata e Rick Elden, ricevettero un compenso di 150 dollari.

Esattamente trent’anni dopo, Spencer Elden ha ufficialmente fatto causa ai Nirvana.

Nella sua denuncia postuma, l’uomo ha sottolineato di non aver mai acconsentito all’uso della sua immagine sulla copertina dell’album perché poco più che infante, affermando che anche i propri genitori non firmarono nessuna liberatoria. In aggiunta, Elden è andato oltre, definendo quell’immagine  “pornografia infantile“. Secondo quando affermato, i Nirvana promisero di coprire i suoi genitali con un adesivo, cosa che alla fine non avvenne. Per questo l’accusa di sfruttamento sessuale, che l’ha portato a citare i Nirvana per danni, chiedendo almeno 150.000 dollari a ognuno di loro. I rappresentanti dei componenti della band e gli eredi Kurt Cobain, per ora, non hanno replicato.

Peccato però che la denuncia mossa oggi va a stridere con alcuni comportamenti passati di Spencer Elden: nel 2006 aveva espresso solo ammirazione per i Nirvana, dichiarando la propria felicità per aver fatto parte di quell’album. Nel 2008 il giovane ha persino ricreato quell’iconica immagine, facendosi ritrarre in piscina, ma in costume.

Una copertina storica

L’idea di quella leggendaria copertina venne a Kurt Cobain dopo aver visto un documentario sul parto in acqua.  Il cantante si oppose alla censura perché a suo dire “chi poteva sentirsi offeso dall’immagine del pene di un neonato, probabilmente doveva essere un pedofilo represso”.