A cinque giorni dall’inizio del Festival di Sanremo molti aspetti della Kermesse della canzone italiana sono ancora oscuri. La suspense fa crescere l’interesse, ma per qualcuno è sempre la solita solfa. E’ di questo parere Paolo Bonolis, che con la solita ironia e sincerità che lo contraddistingue, dice la sua al settimanale “Oggi”:

“Credo che, viste le potenzialità tecnologiche di cui disponiamo, si possa immaginare un racconto televisivo che sia più contemporaneo. Staccare Sanremo dall’Ariston non è un sacrilegio: l’Ariston non è stato consacrato da qualche fede religiosa! È un bellissimo teatro, che secondo me ha esaurito la sua funzione espressiva.”

Il presentatore vedrebbe bene, come nuova location, un posto all’aperto:

“Non per forza in un luogo chiuso. Sanremo deve essere il più possibile stupefacente, sennò è una messa cantata, che ha un immenso valore, ma non si scosta da quella traiettoria che ha cavalcato per decenni. Serve qualcosa che lo spettatore italiano non ha modo di vedere nell’arco di tutta la stagione televisiva”.

Dopo averlo vissuto da protagonista come conduttore (prima nel 2005 e poi ancora nel 2009), Bonolis critica, dunque,  le liturgie e parla della necessità di rinnovo, senza dimenticare una stoccata ai superospiti:

“È una scelta formidabile, Checco (Zalone, ndr) è un personaggio meraviglioso. Come pure Fiorello. Ma sono sempre il nostro prodotto. Portare Mike Tyson, Hugh Grant, Will Smith è costato parecchio ma ha conferito a Sanremo la reale patina di evento”.