L’attore romano Pippo Franco, nel corso di un’intervista su Tv Sorrisi e Canzoni, parla della sua carriera. E ricordando il suo primo film “Appuntamento a Ischia” del 1960, dichiara:

“Eravamo bravini. Stavo facendo l’esame di maturità lo stesso giorno in cui avevo il treno per Ischia, dove si girava. Insomma, dovevo decidere se continuare l’esame o vedermi sostituire nel film. Decisi di partire: dissi al professore che andavo a bere un caffè e sparii. Per fortuna recuperai l’esame a Ottobre”.

E poi prosegue, ricordando il successo in tv con “Dove sta Zazà”:

“Il successo ha andamenti altalenanti. Sono giochi del destino. La mia popolarità non l’ho voluta io, ho fatto semplicemente un tragitto. Ci sono alchimie misteriose: io per esempio ho una faccia che è la mia. Ed è talmente riconoscibile che non mi si confonde mai con nessun altro. Ma mi creda, avrei continuato anche da sconosciuto”.

Pippo Franco poi prosegue e, ricordando “Il Bagaglino”, dichiara cosa ha rappresentato per lui:

“La ‘summa’ di tutto quello che avevo fatto. Castellacci e Pingitore hanno portato il cabaret in tv e abbiamo fatto programmi per 23 anni. Tutti gli altri, venuti dopo, sono esplosi anche grazie a questa porta aperta da noi”. 

E parlando del rapporto con alcuni colleghi, come Lionello e Gullotta, dichiara: 

“I comici hanno una particolarità: non accettano che ci sia un altro comico nel raggio di 30 chilometri. Io feci capire loro che è meglio raccogliere 50 risate collettive che 10 con un comico solo. Niente rivalità, insomma”.

E sui comici, aggiunge:

“…Il comico conosce la fame e conosce la morte, e vive questa sorta di ‘doppio’ come una forma di creatività. Non puoi parlare di ironia se non conosci il dramma e se non lo hai praticato”.