Johnson Righeira è stato intervistato dal Corriere, dove ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita e anche il suoi progetti futuri, ecco un estratto:

L’estate di lavoro com’è partita?
«Adesso comincerò con le serate vere e proprie. Il calendario è in continua definizione, quindi spero di lavorare molto, anche perché lavorare mi può far pensare anche ad altri progetti, non solo in ambito musicale…».

Qualche nuova avventura?
«Ho preso una vigna e, a breve, imbottiglio la prima vendemmia».

Altro contropiede: nome del primo vino?
«Il vino porterà nell’etichetta il nome della mia casa discografica, Kottolengo, e si chiamerà Kutu, diminutivo di cutulengu, che in dialetto torinese vuol dire matto. E’ un vino bianco, vitigno autoctono del Canavese, dove abito dal primo lockdown. Avevo affittato una cosetta a trenta chilometri dalla città, per fuggire ogni tanto. Poi sono stato sorpreso dal lockdown e, pur potendo rientrare nella casa torinese, ho deciso di restare qua. E’ stata una grande svolta, perché ora sto benissimo, al punto che c’è l’dea di spostare tutto qui, mantenendo a Torino una situazione più piccola, un pied-à-terre…».

Produce e imbottiglia?
«Ho affittato una piccola vigna e l’idea sarebbe di ingrandire la cosa ma per quello serve lavorare, fare serate; sostenere gli investimenti che, pur piccoli, sempre investimenti sono. Con la prima vendemmia faremo sette-ottocento bottiglie, una roba del genere: di Erbaluce di Caluso. Si chiama Kutu, appunto, perché è un po’ fuori dagli schemi. Se mi metto a fare vino – ho pensato – cerco di rompere gli schemi, un po’ come tutte le cose che ho fatto. In autunno sarà pronto…».

fonte CORRIERE