E’ trascorso un anno esatto dalla morte di Sinisa Mihajlovic. Era, infatti, il 16 dicembre 2022 quando l’ex calciatore e allenatore serbo si spegneva a 53 anni, a seguito della leucemia mieloide acuta che gli era stata diagnosticata tre anni e mezzo prima. Oggi, nell’anniversario della sua morte, Arianna Mihajlovic affida al “Corriere della sera” il racconto dei momenti della malattia del marito e gli ultimi attimi insieme:

“Nell’ultimo mese, i medici mi hanno detto che sarebbe morto. Non sapevo se dirglielo. Mi sono confrontata con tutti e cinque i figli. Non l’ho detto a nessun altro. Abbiamo deciso di non dirglielo, per non togliergli quel lumicino di speranza. D’altra parte, lui non ci ha mai chiesto se ce l’avrebbe fatta, ha sempre lottato perché era un uomo che non avrebbe accettato di morire”.

Arianna racconta, inoltre, che sta prendendo coscienza della scomparsa del marito solo da qualche mese:

“Mio marito aveva la leucemia ma non avevo messo in conto che potesse morire. Poi, certo, non sono stupida e la sua era una malattia importante, ma anche lui negava l’evidenza. Sinisa non leggeva i referti, non guardava su Internet, voleva solo sapere quali cure fare. Ha sperato fino all’ultimo di guarire. Ha lottato come un leone, ha fatto cure allucinanti, due trapianti, una cura sperimentale tostissima. Gli sono stata accanto negli ospedali per quattro anni. Credo che il mio stato shock dipenda anche dalla sofferenza vissuta insieme. Ricordo ancora i suoi occhi terrorizzati quando ci hanno detto che aveva una recidiva”.

E ancora:

“L’ultima notte eravamo tutti lì. I figli erano nella stanza accanto, c’ero io, sua madre, suo fratello con la moglie, il suo miglior amico, mia madre. Quando mi sono resa conto che il suo respiro è cambiato e che mancava poco, ho chiamato i ragazzi. Eravamo tutti in silenzio attorno a lui. Gli ho tenuto la mano, l’ho visto lottare col respiro sempre più pesante. Mi è venuto da dirgli: vai, non ti preoccupare, ai ragazzi ci penso io. Solo a quel punto è spirato”.