Ospite a “Belve“, Stefania Nobile si racconta: dagli esordi da televenditrice insieme alla madre Wanna Marchi fino alla condanna al carcere. La Nobile rivendica una sua identità distaccata da quella della madre, nonostante il rapporto simbiotico tra le due:

“Non mi sono mai sentita nell’ombra di mia madre. Per un periodo sono stata la figlia di Wanna Marchi, oggi ho un’identità. Quando sono con mia madre mi scatta un senso di protezione e quindi sono meno simpatica. Non sopporto che mi tocchino mia madre, la denigrino o la attacchino, in quel momento divento una belva. Adesso lei è dietro le quinte. Per la prima volta nella nostra vita, lei è la mia accompagnatrice. Il nostro rapporto è simbiotico. Parliamo tutto il giorno, ho avuto anche tre convivenze ma preferisco mia madre”.

Proprio quel legame con la madre Wanna l’ha convinta a lanciarsi in un lavoro che non l’avrebbe mai convinta fino in fondo:

“Le televendite non mi sono mai piaciute. Lo facevo perché stavo con mia madre ma non mi piaceva lavorare in tv.  Non sono stata la sua valletta, ma sua figlia. È diverso”.

Stefania Nobile ha, poi, ricordato gli anni del boom, arrivati molto prima della svolta che le sarebbe costata il carcere:

“Quando ci sono arrivati quei soldi addosso non sono stata in grado di gestirli. Avevo 7 macchine ma ne guidavo una. Guadagnavamo tanto e spendevo tanto. I miei amici hanno mangiato con quello che io gli ho dato. Non me li sono ritrovati quando è finita. Sono tornati adesso ma non li voglio”.