Quando Steven E. de Souza venne ingaggiato per scrivere e dirigere un film basato sulla popolare saga di videogiochi Street Fighter, il suo desiderio non era quello di creare una generica pellicola sulle arti marziali. L’intendo del regista era di rendere il suo Street Fighter una combo, un mix tra James Bond e Guerre Stellari e riuscire ad evitare gli errori accaduti con il film di Super Mario Bros, uscito appena un anno prima, nel 1993.

Il risultato ottenuto con Street Fighter – Sfida finale non fu dei migliori e, seppur riuscì a guadagnare un discreto successo al botteghino, critica e fan non ne furono per niente entusiasti. 

Durante le riprese si verificarono tanti problemi di natura diversa: ecco alcuni fatti che forse non sapevate. 

Il film rappresentava la prima grande personale occasione per de Souza, nonostante il regista avesse preso parte a produzioni molto importanti come  48 oreCommandoDie Hard – Trappola di cristallo e 58 minuti per morire – Die HarderEgli riuscì a convincere la compagnia giapponese Capcom, all’inizio titubante, con una buona parlantina e un progetto che prevedeva un film d’azione stile James Bond con il cattivo M.Bison al controllo di un enorme base di armi su un’isola. Ai sette personaggi voluti dal regista, i giapponesi insistettero per aggiungerne altri e arrivare a 15.

La scelta di Kylie Minogue

Kylie Minogue venne scelta per il ruolo del Luogotenente Cammy grazie ad una rivista disponibile su un aereo che venne letta casualmente dal regista. E. de Souza doveva trovare uno degli ultimi ruoli femminili rimasti e aveva pressione dall’Australian Actors’ Guild affinché trovasse un’attrice australiana, dato che gran parte del film si girava là. Dopo aver letto un’intervista di Kylie Minogue su un giornale mentre viaggiava, decise di ingaggiare la pop star il giorno seguente. 

Street Fighter, la cotta di Van Damme per Kylie Minogue: “Era così bella e attraente, la vedevo ogni giorno accanto a me con quel grande sorriso”

I problemi creati da Jean Claude Van Damme

Jean Claude Van Damme (Colonnello William F. Guile) era la grande star, ma il belga non se la passava bene in quegli anni: tre divorzi già alle spalle, diversi problemi con la cocaina e impegni serali non proprio professionali. Mentre aveva una relazione con l’allora moglie Darcy LaPier si invaghì della collega Kylie Minogue e senza scrupoli ne parlò pubblicamente. “Sarebbe stato anormale non fare niente con Kylie, è così bella, attraente e la vedevo ogni giorno accanto a me con un grande sorriso, non si comportava da diva” – le parole rivelate da Van Damme, il quale, all’epoca, aspettava anche un figlio.

All’attore belga venne affidato una sorta di ‘controllore’ che non lo facesse eccedere negli svaghi festaioli per cui era famoso. Molto spesso le riprese iniziarono con ritardi dovuti alla mancanza di Van Damme, ancora in hangover per le tante feste fatte a Bangkok.

Da quel che si dice, era strafatto di cocaina per quasi tutta la durata delle riprese. 

All’epoca non potevo parlarne, ma adesso sì: Jean Claude era talmente fatto di coca da essere totalmente fuori di se. La produzione aveva addirittura ingaggiato un tizio che se ne prendesse cura. Purtroppo, la persona scelta, aveva una brutta influenza su di lui. Jean-Claude si è dato malato tante di quelle volte che dovevo rivedere la sceneggiatura alla ricerca di scene che non lo comprendessero. – ha dichiarato il regista Steven de Souza

Sempre lui fu protagonista di un grande disagio per una delle scene più elaborate del film: l’attore doveva uscire dalla fortezza del nemico Bison, sparare qualche colpo di pistola, picchiare un paio di nemici e urlare e a Chun-Li e Balrog “Go, go, I’ll catch you later.” La sequenza era molto complicata, con esplosioni, coreografie e numerosi stuntmen ma di lì a poco Van Damme urlò di tagliare la scena e rifarla daccapo perché convinto di aver detto la parola “ladder” invece che “later”. Ricontrollando il tutto, la scena era stata, invece, girata bene. La stessa cosa non avvenne al secondo tentativo di riprese, quando Van Damme disse, questa volta davvero, “ladder”. Disastro.

Grandi e costosi nomi come quelli di Jean Claude Van Damme e Raul Julia (che morì qualche mese dopo le riprese) richiesero tante risorse economiche che tagliarono il budget dell’intero film, ingaggiando attori meno conosciuti o con pochissime esperienze. Solo l’attore belga si vocifera abbia guadagnato 8 milioni di dollari.

La malattia di Raul Julia

La forma di salute di Raul Julia non era affatto rassicurante, ma l’attore aveva tenuto segreta la sua malattia negli ultimi anni. Quando venne per la prima volta sul set, Julia sconvolse quasi tutti per quanto fosse fragile e debole, a causa di una recente operazione allo stomaco per rimuovere un tumore. Venne stabilito che l’attore non girasse subito le sue scene, ma che trascorresse del tempo con la famiglia a rilassarsi e riprendere una buona forma, cosa che scombussolò un po’ tutti i piani di regia.   

Mini catastrofi avvennero durante i mesi di riprese: in aggiunta alla malattia di Raul Julia, al fatto che quasi tutte le scene d’azione maggiori venissero quasi improvvisate sul set senza essere state preparate prima, Street Fighter fu protagonista anche di una serie di sventure. Un membro del cast ebbe una seria irritazione alla pelle dopo essere stato in contatto con l’acqua di un fiume thailandese, un altro ebbe un incidente in quanto si confuse su quale lato della strada si guidasse, andandosi a schiantare contro un bus e la ciliegina fu l’attacco di cuore che fece ritirare dal film un suggeritore di battute. Un’altra sciagura, no?

Il cast si lamentò molto delle condizioni climatiche ma soprattutto del cibo, che li lasciava malnutriti e fece perdere loro diversi chili. Ciò che pare gradirono molto, invece, parecchi attori maschi furono i salotti di ‘massaggi’ thailandesi. Chissà perché. 

Nonostante tutti questi problemi, il film riuscì a cavarsela al botteghino, guadagnando circa 99 milioni di dollari a fronte dei 35 spesi. 

Fonte: https://screenrant.com/street-fighter-movie-failed-steven-e-de-souza-facts-trivia/