Michelle Hunziker e Gerry Scotti sono stati travolti da un’ondata di polemiche in seguito ad una gag andata in onda martedì 13 aprile a Striscia La Notizia, nella quale, lanciando un servizio sulla sede Rai a Pechino, hanno mimato gli occhi a mandorla pronunciando la lettera “elle” al posto della “erre”.

Additati come razzisti anche dalla stampa estera, i due conduttori si sono scusati pubblicamente per l’accaduto:

“Siamo addolorati, profondamente. Eravamo in totale buona fede: sapere di aver urtato la sensibilità di qualcuno ci dispiace moltissimo. Ma quello che sta succedendo è spaventoso: abbiamo ricevuto una vera ondata di odio che vene seminato in modo strumentale“.

“Chiedo scusa anche io: se ho involontariamente offeso qualcuno la cosa mi fa riflettere– ha detto Gerry Scotti -. Ma che in un momento umanamente difficile come questo, si riesca a produrre tanto odio, la cosa mi lascia allibito. E non sono né un ingenuo né un ragazzino. Però la quantità di violenza che si riesce addirittura a veicolare in questi contesti mi sgomenta”.

“Io per più di vent’anni sono stato descritto come il presentatore con la pancia, cicciottello o anche obeso e pelato – ha aggiunto Scotti -. Ripeto, davvero la nostra totale buona fede ci aveva un po’ ottenebrati rispetto agli effetti che potevamo suscitare. Abbiamo chiesto scusa. Ora speriamo che possano ascoltare anche le nostre argomentazioni”

Michelle Hunziker ha pubblicato sul suo account Instagram anche un video in lingua inglese, in cui si rivolge a tuti i suoi fan e non fan internazionali, nel quale ribadisce le sue scuse.

 

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“Le ho postate anche sui social e non voglio certo rimangiarle. Anche se sei in buona fede, se ti rendi conto di fare male a qualcuno, ti dispiace molto e la prima cosa da fare è chiedere scusa, senza riserve. Essere accusata di razzismo mi fa malissimo”.

Da ore ricevo minacce di morte, messaggi in cui dicono di voler bruciare i negozi di mio marito Tomaso (Trussardi, ndr.) chiamato in causa senza un motivo. Dicono di boicottarlo, ci scrivono che dobbiamo morire noi, le nostre figlie, che deve andare a fuoco la nostra casa. È come vivere un incubo. Tutto questo odio, poi, a cosa porta? A combattere realmente per i diritti umani di tutti? È propedeutico?”.