Anche Suburra volge al termine, la serie che illustra le politiche criminali di Roma inizialmente presentata alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2017 come prequel dell’omonimo film di Stefano Sollima, tornerà il 30 ottobre con sei episodi della terza stagione. Grazie a Netflix abbiamo avuto modo di vederla in anteprima e questo è il nostro giudizio.

I LEGAMI SPEZZATI

Suburra 3 spiazza tutti fin dall’inizio, la concezione di prequel viene clamorosamente ribaltata dai primi episodi, spezzando ogni legame con il film, un pò quanto fatto già da Romanzo Criminale e Gomorra in maniera diversa. Questo enorme cambiamento è stato ribadito anche in conferenza stampa dalla showrunner Gina Gardini che ha descritto come è stato sviluppato l’arco narrativo: 

Dal momento in cui Netflix ci ha chiamato per l’adattamento, l’idea era quella di spostarsi a 180 gradi dall’anima del film, Anche perchè il film è stato sviluppato in una maniera molto precisa, gli eventi erano in primo piano e i personaggi erano al servizio di questa cadenza molto cupa. Qui abbiamo ribaltato, i personaggi che raccontavano e portavano avanti gli eventi… Abbiamo mantenuto il grande tema, e avevamo già previsto un arco di tre stagioni.”

IL PERCORSO DEI PERSONAGGI

In una serie conclusiva di soli 6 episodi è normale aspettarsi l’epilogo dei personaggi e di ogni sottotrama, specie in Suburra dove la seconda stagione apriva le porte su tante ministorie da approfondire. Qui purtroppo non è avvenuto e alcuni legami, che per noi necessitavano di un approfondimento maggiore, vengono completamente ignorati, forse per il fatto che in pochi episodi è difficile spiegare in maniera esaustiva tutto quello che è successo nelle prime stagioni (ricordiamo che la prima era composta da 10 e la seconda di 8). Ovviamente i personaggi principali andranno incontro al loro destino. Da sottolineare la forte amicizia tra Angelica e Nadia che non sono più solo le ragazze di Spadino e Aureliano. In conferenza stampa Federica Sabatini ha dichiarato sulle due:

“Sono due personaggi che sono partiti agli antipodi ma poi si faranno valere rivendicano il loro potere”.

Il rapporto tra Borghi (Aureliano) e Ferrara (Spadino), si consolida sempre di più in una Roma che “non si governa con le carte e nemmeno con le pistole, ma con il potere“.

Proprio Borghi nel corso della presentazione virtuale ha ricordato come questo thriller sull’intreccio stato-chiesa-mafia sia un grande trattato sull’idea del potere.

“Rispetto al film siamo andati indietro per poi ricominciare ad andare avanti, è stato un excursus emotivo sull’idea della gestione del potere. Se penso al ragazzo biondo della prima stagione, oggi è una persona che ha trovato il suo posto. Ora ho la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono anche nella mia crescita professionale”.

Giacomo Ferrara è Spadino e nella presentazione stampa ha commentato così:

“E’ un personaggio al quale sono affezionato abbiamo camminato insieme sei anni dal film fino a Suburra 3, c’è tanta emozione nel salutare questa serie che resta per me un pezzo di cuore con Alessandro fino dal primo giorno si è creata sul set un’alchimia”.

Il jolly della serie è ovviamente il politico Cinaglia, che non si sa mai da che parte sta, ma potrebbe risultare il vero vincitore di tutto. Ecco le dichiarazioni di Filippo Nigro: 

“Per noi attori, un ruolo così non è che ti capita spesso. I personaggi ci mancheranno”.

COSA VA E COSA NON VA

Gli attori della serie sono la colonna portante di questa stagione. Oltre ai già citati Borghi e Ferrara, segnaliamo un grande ritorno che è quello di Adamo Dionisi nel ruolo di Manfredi che sarà il vero antagonista della stagione. Ci mancava quel suo modo spregiudicato di vedere le cose. Si evince poi la sua ricerca assidua di trovare tutti i modi per far fuori suo fratello, andando contro uno dei dogmi principali della famiglia Anacleti: non toccare la famiglia.

SUBURRA

Questi sei episodi consacrano definitamente il talento degli attori ma purtroppo riducono il pathos con il quale eravamo abituati a convivere negli anni passati. Viene privilegiata l’analisi dei personaggi a discapito dell’azione, sono pochi i colpi di scena e in generale è proprio il ritmo che è inferiore. Nel complesso rimane un ottimo prodotto che ricorderemo per tanto tempo e di sicuro ci lascerà con un grande vuoto.