Dopo Animal House (1978) e Blues Brothers (1980) John Landis mise a segno un altro film che sarebbe destinato ad essere un grande cult: Un lupo mannaro americano a Londra.

Trama

Due giovani studenti americani, Jack e David, in viaggio in Inghilterra, si ritrovano una sera di plenilunio in piena brughiera. Un lupo sbrana Jack e ferisce David, che viene ricoverato nell’ospedale in cui lavora Alex, infermiera che lo accudisce e del quale si invaghisce. David sembra riprendersi ma ha continue visioni di Jack, il quale cerca di convincerlo invano del fatto che le ferite subite lo hanno trasformato in un lupo mannaro, e che se non prenderà provvedimenti entro il prossimo plenilunio avverrà un massacro. David, noncurante, passa le giornate con l’infermiera fino alla sera di luna piena. All’indomani si risveglia nudo in uno zoo, tutto gli appare tragicamente chiaro, e da quel momento cerca di uccidersi. Ma sarà la polizia, al plenilunio seguente, a mettere fine al dramma.

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La scena della trasformazione

Tra le scene più iconiche del film c’è sicuramente quella in cui David si trasforma in lupo mannaro nel salotto di casa. Per realizzare in generale tutto il trucco da lupo ci vollero innumerevoli ore di lavoro, di cui fu responsabile Rick Baker che infatti venne premiato con il premio Oscar.

Come ha raccontato il protagonista, David Naughton, la lavorazione per il trucco della trasformazione in licantropo richiedeva 10 ore di preparazione, alle quali lui dovette sottoporsi per sei giorni. In seguito passarono almeno 5 ore sul set per le riprese e poi altre 3 ore per rimuovere tutto. In pratica una settimana dedicata solo alle riprese con Naughton trasformato in lupo mannaro. Al termine della metamorfosi vediamo l’intero corpo di David trasformato in lupo: in realtà quello non fu un costume, ma un corpo estraneo, costruito appositamente. Ecco cosa ha raccontato l’attore riguardo quel pezzo:

“Quello non è il mio corpo. Il mio corpo era infilato in un buco nel pavimento. Rimasi là dentro non so per quante ore. Anche durante le pause, quando tutti lasciavano la stanza, io dovevo rimanere là sotto. Furono giornate difficili ma ne è valsa assolutamente la pena per il risultato”