SINOSSI

Una giovane donna (Claire Foy) si ritrova chiusa, contro la sua volontà, in una clinica psichiatrica. E tra il personale para-medico c’è il suo stalker, l’uomo che l’ha perseguitata talmente tanto da crearle quello stesso squilibrio che poi l’ha fatta finire in quella situazione.
Come premessa, è decisamente angosciosa, non c’è che dire. E in questa premessa c’è tutto il nocciolo di Unsane, che però Steven Soderbergh, da vecchia volpe qual è, ha avvolto in qualche altro strato di racconto tanto per rendere le cose più interessanti.
Perché è chiaro che questa donna tanto bene non sta, perché il trauma subìto ha lasciato segni importanti: e allora le cose stanno davvero come le vediamo? Davvero Sawyer è sana di mente come dichiara? Davvero quello lì è il suo stalker, o lei lo proietta su un’altra figura maschile? E quel paziente gentile, che l’aiuta e le dà consigli, e che le crede, chi è davvero?




RECENSIONE

Il film in questione muove i suoi passi dall’antico dilemma sul fatto se il protagonista sia davvero pazzo oppure no. Tutto il film gioca su questo, sulla consapevolezza dello spettatore riguardo il reale stato mentale della protagonista. La cosa più bella è il fatto che il regista abbia girato tutto con un Iphone e ciò rende le riprese completamente angosciose e inquietante. L’inizio del film non è altro che la consapevolezza di ciò, sembra di essere su Real Tv dove le immagini sono in tempo reale. Vi è qui il tema dello stalking molto caro alle cronache di questi ultimi mesi. Le immagini di violenza sono molte e non sembra nemmeno a volte un film di questo regista. La visuale è molto repentina e ogni singola scena consegue quella iniziale riguardo il reale svolgimento dei fatti. Agli occhi dello spettatore sembra di essere proprio in un ospedale pieno di ambiguità. Insomma un ottimo prodotto per gli amanti del thriller horror,