Jerry Calà ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dopo essere stato incoronato a Capri King of comedy. Ecco un estratto:

E venne il primo successo da protagonista assoluto con “Vado a vivere da solo” di Marco Risi. E poi i trionfi al botteghino con i Vanzina, le Vacanze dovunque, gli Yuppies. Ma nel bel mezzo della festa lei pianta tutti e se ne va a vivere, anzi a girare un film in Norvegia.

«Quei titoli degli anni ’80, così invisi alla critica, sono in realtà una fotografia molto nitida e fedele, anche se ovviamente sopra le righe, dell’Italia di quegli anni. Per non dire che film come “Sapore di mare” hanno rilanciato di colpo la musica italiana dei ’60, creando un revival infinito che infatti dura tutt’oggi. Ogni volta che mi incontra, Edoardo Vianello ancora mi ringrazia. E poi, con “Vacanze di Natale”, abbiamo spinto pure la musica degli ’80: il mio arrivo a Cortina sulle note di “I like Chopin” è diventato un mito. Per non parlare di “Maracaibo”: tutti pensano che io mi sia arricchito con i diritti di quella canzone. Ma non è mia, è di Lu Colombo! Ma dicevamo della Norvegia: scelsi di fare quel film, “Sottozero”, perché mi sembrava di essere uscito da un gruppo, i Gatti, per entrare in un altro, quello della cinecommedia svagata, disimpegnata. Forse sbagliando, e certamente rinunciando a compensi ben più alti, volevo misurarmi anche come attore drammatico. Così nell’87 accettai con entusiasmo di trasferirmi su una piattaforma petrolifera in mezzo al nulla per questo film scritto da Rodolfo Sonego, il leggendario sceneggiatore di Alberto Sordi. Ma il regista Gian Luigi Polidoro era talmente rispettoso anche delle virgole dello script che, ogni volta che io sul set mi inventavo qualcosa che non era prevista nel copione, Polidoro dava lo stop e correva a telefonare a Sonego per sapere se potevo o non potevo fare queste minime “variazioni”: alla decima telefonata di Polidoro, in cui l’autore gli rispondeva “Ma lascialo fare!”, Sonego chiamò il produttore Bonivento per chiedere di fargli il biglietto per la Norvegia, e mi raggiunse. Sono l’unico attore ad aver avuto sul set lo sceneggiatore ad personam».

E cinque anni dopo arrivò un’altra telefonata, quella di Marco Ferreri.

«Con il suo accento da milanese romanizzato mi disse “Ue’, ma tu come sei drammatico?”. Io risposi subito “Bravissimo, maestro”. E lui: “Allora fai un film con me”, e buttò giù. Io, che stavo guidando (era l’epoca dei primi telefonini, quelli grossi così) quasi vado fuori strada per l’emozione. Poi però chiamai un amico che lo conosceva, e che mi confermò che era proprio Ferreri ad avermi telefonato, e che non si trattava dunque di uno scherzo. Cominciò così l’avventura di “Diario di un vizio”. Quel film in cui interpretavo un erotomane alquanto disperato rappresento’ la mia rivincita sui critici nostrani, che al Festival di Berlino vollero premiarmi come miglior attore. Salvo poi, quando ripresi a girare i soliti “filmetti”, stroncarmi di nuovo ferocemente. Ma il ricordo più bello resta la risposta di Marco Ferreri che, con i giornalisti che gli chiedevano perché avesse scelto il comico Calà per un ruolo così intenso, sbottò: “L’ho scelto perché i comici sono i più bravi attori drammatici”. Per dirla con Jerry: capitto?!

FONTE CORRIERE