Il triste giorno

Kurt Cobain, 27 anni, leader dei Nirvana – la rock band più importante degli anni Novanta – viene trovato morto suicida la mattina dell’8 aprile 1994. Il medico legale stabilisce che, molto probabilmente, il talentuoso e tormentato cantante/chitarrista è deceduto tre giorni prima, sparandosi con un fucile. Un solo colpo, mortale.

Una vicenda dura, la fine tragica di quella che, probabilmente, è stata l’ultima vera grande rockstar nel senso più puro del termine.

L’ultimo periodo

Quando Kurt decide di troncare i suoi legami col mondo terreno – lasciando peraltro una bimba di un anno e mezzo e la moglie (la chiacchierata Courtney Love) – è il musicista rock più importante del momento. Nell’arco di soli tre album, coi suoi Nirvana, è passato dal circuito underground (quello dei locali minori frequentati da poche decine di appassionati) al successo su scala mondiale… pensiamo che «Nevermind» (il secondo disco, del 1991) ha venduto più di 26 milioni di copie.

Eppure tutto questo successo, unito a una serie di problematiche psicologiche (radicate nella sua infanzia non esattamente facile) e alla tendenza autodistruttiva (non è mai stato un mistero il suo rapporto con le droghe), ha innescato in lui un male di vivere che – a un certo punto – è divenuto insopportabile.

Una delle ultime foto.

 

Nel corso degli anni le illazioni su un possibile risvolto criminoso nella vicenda – ossia che Kurt sia stato ucciso e non si sia suicidato – sono spesso affiorate (con libri e documentari a propugnarle); ma nessun riscontro ha mai suffragato queste teorie – alcune delle quali molto fantasiose, peraltro.

Kurt Cobain aveva 27 anni quando è morto. Il mondo della musica ha una maledizione, denominata Club 27, ovvero di artisti deceduti proprio a 27 anni: Jim Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Amy Winehouse per citarne alcuni.