Il 15 febbraio del 1985 usciva nelle sale cinematografiche italiane “Amadeus”, capolavoro diretto da Milos Forman. Il film, collocato tra le prime 100 posizioni della classifica dell’American Film Institute, si aggiudicò ben 8 premi Oscar, vincendo praticamente tutte le categorie principali, tra cui miglior film, migliore regia, miglior attore protagonista (F. Murray Abraham), migliore sceneggiatura non originale, migliore scenografia, migliori costumi, miglior trucco e acconciatura e miglior sonoro.

Fin dall’inizio, sia il regista Forman che lo sceneggiatore Peter Schaffer furono molto chiari sull’impostazione da dare al progetto: non doveva trattarsi di un film con esatta attinenza storica, bensì di un drama liberamente ispirato dalla realtà. Durante la lavorazione, infatti, i due si riferivano al film come una “fantasia sulla storia di Mozart e Salieri”, la cui rivalità era ben popolare, resa celebre dal dramma dello scrittore russo Aleksandr Puškin “Mozart e Salieri” (1830), dove Salieri uccideva il “rivale” in scena. Rimsky-Korsakov ne trasse poi anche un’opera nel 1897.

Trama

Nella Vienna del 1781 il compositore di corte Antonio Salieri (F. Murray Abraham) è furioso di invidia dopo aver scoperto che il talento musicale divino che tanto avrebbe desiderato avere è stato invece donato al lascivo e sfrontato Mozart (Tom Hulce) che Salieri trama di distruggere con qualsiasi mezzo.

Un vero e proprio trionfo del grande schermo sia come sontuoso film a sfondo storico che come elevata celebrazione della musica del celeberrimo musicista austriaco.

La polizia praghese infiltrata tra le comparse

Dietro la macchina da presa di “Amadeus” c’era il grande Milos Forman, regista già premiato una decina d’anni prima con l’Oscar per la pellicola Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975). Forman nacque nel 1932 in Cecoslovacchia (l’attuale Repubblica Ceca), paese dal quale andò via per trasferirsi negli Stati Uniti e che lo bannò come “traditore del Comunismo”.

Una premessa che vi faccio in quanto fondamentale per capire il seguente aneddoto legato alle riprese di “Amadeus”.

Diventato a tutti gli effetti cittadino americano, Forman decise nel 1983 di tornare nel suo paese natale (che era sotto il regime comunista) e di girare “Amadeus” nelle città di Praga, Kroměříž e Vienna, con le prime due che sono state spesso usate come “controfigure” della capitale austriaca. Essendo nella capitale ceca, Forman era tenuto sotto stretta sorveglianza dalla polizia di Praga, che aveva infiltrato vari suoi agenti fra le comparse. La loro presenza e la loro identità, comunque, erano state ‘sgamate’ e diventate il classico “segreto di Pulcinella” tra il cast. Alla fine dell’ultima scena di massa girata, come spiega divertito lo stesso Forman nel commento del DVD, nel brindisi per festeggiare la fine delle riprese, tutti – attori, tecnici e figuranti – ringraziano gli imbarazzati poliziotti per aver garantito, a modo loro, la necessaria sicurezza.

Forman ha anche raccontato di aver temuto in un’occasione l’arresto per incitamento alla ribellione quando, per festeggiare il 4 luglio, il cast spiegò la bandiera americana e si mise a cantare l’inno nazionale nella sala da concerto. Per fortuna, la polizia non fece nulla. Comunque molte persone della troupe sospettavano che le loro stanze d’albergo fossero riempite di cimici per le intercettazioni durante i sei mesi di riprese del film.

La risata di Mozart 

Per tutto il film, Mozart (Tom Hulce) ha una risata acuta e contagiosa, che gli esce fuori sia in momenti di euforia che in momenti di disagio. Non è documentato, invece, che il vero Mozart avesse una risata così irritante;  Hulce creò la risatina dopo che Forman gli chiese di trovare “qualcosa di estremo”.

“Non sono mai stato in grado di fare quel suono se non di fronte a una telecamera”, ha rivelato in seguito Hulce. “Quando ci siamo rivisti nove mesi dopo, non riuscivo più a farla. Ho dovuto fare una piccola tappa nel bar privato del produttore e bere un bicchierino di whisky per farmi prendere la mano”.