Ambra Angiolini è stata intervistata dal Corriere dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera, ecco un estratto:

Lei è stata una teen idol che si è salvata dalla sorte a cui tanti teen idol vanno incontro.

«Ho sempre avuto la sensazione di poter aggiustare le cose. Sono rimasta senza lavoro per anni ma non ho mai perso il bisogno di darmi da fare. Anche se ciò che mi aveva resa famosa all’inizio poi si era spento. Ho una famiglia solida alle spalle, che è rimasta sempre lì, col suo lavoro, l’azienda alimentare di papà. Le persone che si fanno il culo mi affascinano. Essere famosi non è un mestiere, dev’essere il risultato del lavoro che fai».

Come ha imparato a proteggersi dai risvolti dolorosi della fama?

«Da qualche anno metto in atto una scissione: ho capito l’importanza del silenzio quando sembra che parlino di me e invece stanno mettendo in piazza un’idea di me. Così come lo studente bullizzato a scuola non deve credere al motivo per cui viene bullizzato: se dai credito a quella roba perdi di vista te stesso, e a quel punto di te chiunque fa carne da macello».

Le critiche all’inizio furono violentissime.

«Della prima ricordo anche le virgole: “La ragazzina esce dalla porta tutta palme e piscina e, con mossa navigata, si siede sulla poltrona come la più risolta delle Lolite”. Io Lolita neanche l’avevo letto. Lì per lì piangi, sei inconsolabile: da piccola è normale. Poi ho recuperato il romanzo di Nabokov e ho detto: “Fermi tutti però: qua stanno dicendo un’altra cosa”. E quella cosa non era giusta, non ero io. In quegli attacchi c’era un problema di cultura, ignoranza».

FONTE CORRIERE