Edward mani di forbice (Edward Scissorhands) è un film di Tim Burton del 1990, con Johnny Depp. Il film segna l’inizio di una sempre più stretta collaborazione tra l’attore e il regista, nonché l’instaurarsi definitivo della collaborazione tra il regista e il compositore Danny Elfman.

Il film è una fiaba drammatica situata in una visione esagerata e altamente stereotipata del sobborgo americano e della tipica famiglia americana che vi abita. Combina intenzionalmente i cliché e gli stili cinematografici degli anni cinquanta, sessanta e ottanta. Il concetto e molti dei temi di Edward mani di forbice possono essere comparati al romanzo gotico inglese Frankenstein di Mary Shelley e alla leggenda francese de La bella e la bestia.

 

Nel film Alice in Wonderland (anche questo di Tim Burton) si possono notare le sculture di Edward nel giardino della regina rossa.
Nell’album raccolta di Francesco Baccini Baccini and Best Friends il cantante genovese duetta con Angelo Branduardi nella canzone Mani di forbice, ispirata proprio al tema del film di Tim Burton.

La critica ha acclamato il film come un racconto senza tempo sull’amicizia ed è spesso citato come il miglior film di Burton. La pellicola ha avuto un modesto successo al botteghino, guadagnando 86 milioni di dollari in tutto il mondo contro un budget di 20 milioni di dollari. Il regista considera Edward mani di forbice come il film che più incarna il suo lavoro personale.

Da sottolineare la presenza tra gli attori di Vincent Price, di cui il regista è sempre stato un gran estimatore (vedi il cortometraggio Vincent del 1982). Il film sarà il penultimo dell’attore.

Le origini di Edward mani di forbice si hanno nei disegni d’infanzia del regista Tim Burton, che rifletteva così i suoi sentimenti di isolamento e d’incapacità di comunicazione con le persone intorno a lui. Burton affermò che era spesso solo ed aveva problemi ad intrattenere amicizie. «Avevo la sensazione che le persone avessero semplicemente quest’impulso a lasciarmi da solo per qualche ragione, non so esattamente perché.» Commentò anche che «questa cosa era associata subcoscientemente ed era connessa ad un soggetto che voleva toccare ma che non poteva; che era sia creativo che distruttivo». Burton affermò che «nel business cinematografico, nel successo, nella vita ad Hollywood o nella mia infanzia, tre parole si ripetono con una regolarità che si rianima nelle orecchie di ogni mia introflessione: paura, pericolo e, più frequente di tutte, incorporeità. Così mi chiedo perché ogni cosa mi sembra incorporea?»[3] Inoltre, Burton cita l’influenza di Frankenstein di Mary Shelley, del Fantasma dell’opera di Gaston Leroux, del Gobbo di Notre-Dame di Victor Hugo, di King Kong e de Il mostro della laguna nera.

Dopo il successo di Pee-wee’s Big Adventure (1985), Burton portò l’idea ai suoi agenti della William Morris Agency, dove questi lo presentarono a Caroline Thompson, pensando che i due potessero lavorare insieme. Burton lesse una storia breve di lei intitolata Primogenito, che parlava di un aborto che ritornava in vita. Affermò anche che la storia dipingeva un tono che lui stesso voleva per il film. Durante la pre-produzione di Beetlejuice – Spiritello porcello (1988) seppe che lei era la più adatta a scrivere il copione, pagandola con qualche migliaia di dollari di sua tasca, e così, commissionò la Thompson per scriverne la sceneggiatura. Nella Thompson, Burton trovò uno spirito affine che avrebbe poi scritto la sceneggiatura per altri progetti lungometrati di Burton, come Nightmare Before Christmas. Caroline Thompson affermò che scrisse la sceneggiatura come fosse per una “poesia d’amore” rivolta a Burton, chiamandolo «la persona più articolata che conosca, ma che non riuscirebbe a mettere insieme una sola frase». Inizialmente Burton aveva il piano di realizzare il film come un musical, spiegando che «mi sembrava grande e operistico», ma poi abbandonò l’idea.

 

Riprese

Il cast ed il gruppo spese dodici settimane nelle riprese in Florida, dove trovarono una comunità occupata nella quale poter filmare, la suddivisione di Carpenter’s Run a Lutz. Riguardo alla location, in accordo con le decisioni dello scenografo Bo Welch, essa doveva essere “un tipo di generico sobborgo pianeggiante, che rendemmo il più banale possibile dipingendo tutte le case in un colore pastello sbiadito, e riducendo le dimensioni delle finestre per farlo sembrare un po’ più paranoico.” Sessanta differenti case furono ritinteggiate per la visione suburbana di Tim Burton, tutte quante erano abitate e gli occupanti furono d’accordo nel cambiare i loro colori esterni abbaglianti.

Il regista affermò riguardo al film ed alla scenografia che “Molto di essa rappresentava per me un ricordo della mia crescita in periferia. Non è un cattivo posto. È un posto bizzarro. È un luogo in cui alcune persone crescono e si chiedono “Perché ci sono resine d’uva sul muro?” (ma altri no). Tentammo di renderlo divertente e strano senza essere critici. È un posto in cui è presente molta integrità.” La produzione poi si trasferì in un set di Los Angeles, California, per riprendere le scene del palazzo.

Danny Elfman, che collaborò precedentemente con Burton in Pee-wee’s Big AdventureBeetlejuice – Spiritello porcello e Batman fu ingaggiato per comporre la musica. Elfman descrive tre temi che appaiono nel film, il primo è il “Tema Principale” (con ciò che lui chiama “lo stile del libro di storie”). L'”emozionale” (o secondo tema) è caratterizzato da Kim nonna mentre racconta alla sua nipotina la favola prima di andare a letto. Elfman affermò che questo era l’originale “Tema di Edward” così come una possibile musica per il tema principale, ma entrambi Burton ed Elfman decisero di abbandonare l’idea. Credeva che questo pezzo creava “il cuore del personaggio”. “Il Ballo di Ghiaccio”, la composizione più riconoscibile, conclude il terzo ed ultimo tema. Elfman prese anche a comporre un “Tema Suburbano” seriamente, dipingendolo come un’opportunità per il film. Nella scena in cui Edward taglia i capelli di varie casalinghe del vicinato, Elfman affermò che non fu intenzionale “aggiungere un ritmo da tango tzigano, o spagnolo,” definendolo casuale. Elfman descrisse la musica di sottofondo come “attorcigliante il tema” o “i temi che erano stati scritti innocentemente; sembra diventare sempre peggio”. Nella scena in cui Edward entra in casa dei Boggs e guarda alle foto di famiglia è il momento musicale che Elfman considera migliore in tutto il film.

Elfman afferma di essersi sempre sentito alleviato alla fine della produzione di un suo film, ma su Edward mani di forbice si sentì l’esatto opposto, affermando che voleva di più e sperava che il film fosse più lungo. Elfman cita il suo lavoro sul film come il suo più personale e favorito. Inoltre, Elfman lo considera anche come il più difficile a cui abbia mai lavorato, affermando scherzosamente che fu “anche più difficile di Batman”. Fu in seguito al suo lavoro su Edward mani di forbice che conquistò il titolo di compositore cinematografico. Nondimeno, Elfman teorizza scherzosamente che i pezzi e le note della colonna sonora appaiono simultaneamente in vari trailer cinematografici o in pubblicità televisive. Elfman fu impegnato sentimentalmente con la scrittrice Caroline Thompson durante la produzione del film. Riguardo alla musica di Elfman, tre canzoni furono interpretate da Tom Jones, le quali appaiono alla fine del film. Elfman stesso riconosce Burton come creativo nello scegliere le canzoni “It’s Not Unusual”, “Delilah” e “With These Hands”. “It’s Not Unusual” sarebbe poi apparsa in Mars Attacks! (1996), altro film di Burton in collaborazione con Elfman e con lo stesso Tom Jones che appare nel film come cameo.

Nel film Alice in Wonderland (anche questo di Tim Burton) si possono notare le sculture di Edward nel giardino della regina rossa.
Nell’album raccolta di Francesco Baccini Baccini and Best Friends il cantante genovese duetta con Angelo Branduardi nella canzone Mani di forbice, ispirata proprio al tema del film di Tim Burton.

CURIOSITÀ TECNICHE

  • L’aspetto di Edward, soprattutto capelli e trucco è ispirato a Robert Smith, frontman e leader del gruppo The Cure, al quale Tim Burton chiese perfino di scrivere la colonna sonora del film. Ma il cantante in quel momento era occupato con la registrazione di Disintegration.
  • Johnny Depp pronuncia solo 169 parole in tutto il film.
  • Alcune delle sculture topiarie fatte da Edward possono essere ammirate ancora oggi al ristorante di New York “Tavern On the Green”.