Eugenio Finardi è stato intervisto da Rolling Stones.it dove ha raccontato alcuni suoi aneddoti legati alla sua vita e anche alcuni progetti nuovi. Quando gli è stato chiesto di commentare il Festival di Sanremo, che inizierà questa sera, non si è tirato indietro. Ecco un estratto proprio dell’intervista:

Sta per iniziare Sanremo, al quale hai partecipato tre volte.
Purtroppo sì, anche se non avrei mai voluto andarci.

Come mai?
La prima volta non avevo letto il contratto fino in fondo. Era previsto che “la promozione verrà concordata di comune accordo tra l’artista e la casa discografica, ad eccezione di due occasioni promozionali che l’etichetta si riserva di decidere”. Quando ho chiesto di cosa si trattasse, mi hanno risposto: “Ma sai, quegli incontri in cui firmi i dischi nei negozi”. Allora ho pensato non ci fosse niente di male. Invece una di quelle due “occasioni promozionali” fu Sanremo. Non ero convinto perché mi sentivo remotissimo da quel mondo. Erano gli anni ’80, c’era ancora il playback.

E le altre due volte?
La seconda ci andai convinto dalla Warner, perché mi aveva promesso determinate cose che poi non ha mantenuto. Mentre la terza è stata davvero per una storia orrenda, una specie di truffa in cui mi sono trovato a cantare persino una canzone che non era neanche mia.

Che opinione hai in generale di Sanremo?
È una specie di corsa dei tori di Pamplona. Tutti pensano «che cazzo lo fanno a fare?» eppure lo si fa ogni anno spendendo risorse che potrebbero essere molto meglio investite in prodotti più degni di essere definiti cultura musicale. Invece no, tengono in piedi questa garetta stupida da Italietta ignorante. Mettiamola così: in America hanno i suprematisti bianchi, noi in Italia abbiamo Sanremo.