Dopo Gegia, il mitico Andrea Roncato, e Piddu tanti altri, continuiamo la nostra rubrica d’interviste esclusive. Questa volta abbiamo avuto il piacere di parlare con Gabriella Giorgelli, storica attrice italiana, che ci ha raccontato alcuni retroscena sui suoi film importanti.

Partiamo dai tuoi inizi. Sappiamo del tuo concorso a Miss Italia… Ci vuoi raccontare quella storia?

“Quanto ci fu il concorso di Miss Italia ero minorenne e all’epoca non potevano concorrere. Uno della direzione venne da me e mi disse: ‘Deve ritirarsi altrimenti mi fa passare dei guai’. E io ho risposi: ‘Ma io sono venuta per vincere il concorso di Miss Cinema Italia, voglio fare l’attrice’. E quello mi rispose: ‘A me non me ne frega niente, tu devi andare a casa… sei una bimbetta’. Il giorno dopo prima di andare via c’è stata una conferenza stampa dove io piangevo… ero in lacrime. Mi chiesero: ‘Signorina Gabriella, ci vuoi raccontare perché ti ritiri dal concorso per Miss Italia?’. E io: ‘Perché sono brutta’. Non potevo dire la verità perché sennò avrei messo nei guai tutta l’organizzazione quindi continuai con la recita. ‘Sono brutta, loro sono più belle, non vincerò mai allora me ne vado’.

Quello che è successo è stata diciamo la mia fortuna perché oltre a tanti articoli che uscirono su di me sono apparsa anche su delle copertine: una di queste era su una rivista che si chiamava A.B.C e fui notata dal regista Damiano Damiani che disse ai produttori di volermi assolutamente per il suo nuovo film. Successivamente Mario De Biasi, un direttore di produzione che era venuto a Livorno dove avevo fatto la comparsa per il film ‘Madame Sans-Gene’, riferì al regista che mi conosceva ma aveva solo il mio indirizzo. Per questa ragione mi mandarono un telegramma chiedendomi di andare a Roma a sostenere il provino. Fu così che fu scelta per il mio primo film: ‘L’isola di Arturo’…”.

Volevamo farti i complimenti per la tua carriera…

“Grazie, sono molto contenta. Ho avuto dei grandi maestri che sono diventati anche degli ottimi amici.  Quando andai a girare il film ‘L’isola di Arturo’, ritornai poco dopo a fare la commessa in un negozio di televisioni a Livorno perché non avevo i soldi per rimanere a Roma ed affittarmi una casa. Prima che il film uscisse aveva conosciuto Lù Leone che lavorava nell’agenzia della William Morris che mi fissò un appuntamento lavorativo con Pierpaolo Pasolini. Di conseguenza ritornai a Roma, mi ricordo ancora che era primavera e andai nella sua casa  a Via Doninzetti n.2. Prima di entrare nel suo appartamento tremavo come una foglia perché sapevo che era Pasolini, avevo visto ‘Accattone’. Entro, mi guarda, mi interroga e mi dice: ‘Quanti anni hai?’… ’17’… Dice: ‘Mi dispiace, ma dalle foto mi sembravi un po’ più grande, perché dovresti interpretare una prostituta molto vissuta, ma sei una bambina quindi non la puoi fare. Mi dispiace che ti ho fatto venire da Livorno’. E io rispondo: ‘Va bene, sarà per un’altra volta’. Mentre stavo uscendo dice: ‘Aspetta un po’, stai a Roma?’. Ho detto: ‘Sì, non sapevo che dire’. Fa: ‘C’è il mio aiuto Bernardo Bertolucci che sta facendo il cast, tu potresti andar bene per un ruolo…e fu così che recitai in La commare secca’.

Poi abbiamo dopo il tuo film con Monicelli… “Compagni”

“Anche lì è successa un’altra cosa molto bella. Io vado a fare il provino per fare un piccolo ruolo, un’operaia che si invaghisce di Renato Salvatori, ma lui è innamorato di un’altra. Un ruolo secondario, una piccola parte in teoria. Invece Monicelli fa: ‘Lei non deve fare questo, deve fare la protagonista, lei deve fare la figlia di Folco Lulli,  la fidanzata di Renato Salvatori…’. Nomi come i loro… era un periodo bellissimo per me, essere affiancata da questi mostri sacri…”.

Eh sì, hai lavorato anche con Mastroianni, la Girardot… Ne hai fatti talmente tanti in quegli anni… Facciamo un salto in avanti, “La ragazzola”

“La ragazzola’, con Giuliano Gemma, la sorella della Spaak, Angelo Infanti…grande film”.

Com’era il tuo rapporto con loro? Con Giuliano Gemma?

“Bellissimo. Con Gemma poi ho avuto un rapporto meraviglioso. Ho fatto tre film con lui. Mentre stavo facendo ‘La ragazzola‘ lui andò in Spagna a girare un film di Florestano Vancini che all’epoca aveva girato ‘I lunghi giorni della vendetta’, che poi ho fatto io. Allora finiscono le riprese Giuliano mi cerca quando arriva in Spagna, chiama la mia agenzia e dice: ‘Guarda non abbiamo la protagonista, te la senti di venire qua in Spagna a fare un provino con Florestano Vancini perché cercano una selvaggia, una zingara?’. Dico: ‘Benissimo. Pagate il viaggio e io vengo’. Andai subito, sono stata tre mesi là. Sono andata a fare il provino e Giuliano mi ha dato questa chance, di fare la protagonista insieme a lui. Giuliano era una persona meravigliosa, un fratello per me, una persona carinissima, un signore, disponibile e bello come il sole… Mi dispiace troppo per quello che è successo, aveva un sorriso carismatico, coinvolgeva tutti. Era veramente una bella persona,.

Andiamo avanti e facciamo un salto negli anni ’70, parliamo di alcuni film che ci hanno chiesto i nostri follower: “Il clan dei due Borsalini”, con Franco e Ciccio. Che rapporto avevi con loro?

“Ne ho fatti tre con loro. Ho fatto ‘Brutti di notte’, la parodia di ‘Bella di giorno’… nel film mi hanno truccato da brutta, dovevo essere più brutta di loro… io facevo la moglie di Franco Franchi e lui, siccome aveva la moglie brutta, va a prostitute, va a fare il bello di giorno. Poi mio fratello, lo fa Ciccio, un medico. Insomma, mi convincono a farmi la plastica. Io sono una dottoressa bravissima, con esperienza e interpreto un grande personaggio nel film. Mi convincono a farmi la plastica così divento bella e mio marito non mi fa più le corna. Allora Franco Franchi si innamora di me, mi incontra e io gli dico: ‘Ma io sono tua moglie’. E lui: ‘Ma mia moglie è brutta’. Per farmi riconoscere da lui mi avevano disegnato una voglia di cocomero dietro la spalla… ‘Tua moglie come la potresti riconoscere?’. ‘Con una voglia di cocomero sulla spalla’… Mi tiro giù l’abito e lui capisce che sono io e quello è il finale del film. Insomma io ho fatto tutto il film bruttissima proprio…”.

E “Il clan dei due Borsalini”?

“Ne ‘Il clan dei due Borsalini’ non ricordo molto bene come soggetto… C’era anche Isabella Biagini”.

Che rapporto avevi con Franco e Ciccio?

“Bello. Con Ciccio non avevo nessun rapporto… buongiorno e buonasera perché era di poche parole, molto introversa come persona. Non era come Franco Franchi, solare, divertente. Pensa che tutte le mattine  mi faceva venire dalla Sicilia i cannoli… a me non piacevano tanto perché erano troppo dolci ma li mangiavo per farlo contento, per farlo felice. Una volta mi disse: ‘Ma non ti piacciono tanto…’. E io: ‘Ma tu sei una persona meravigliosa e tutte le mattine ci fai questo regalo a tutta la troupe e non volevo che tu rimanessi male perché non li mangiavo’…”.

Andiamo verso la commedia sexy… “Quel gran pezzo dell’Ubalda”, ti ricordi qualcosa?

“Mi ricordo la Fenech, mi ricordo Pippo Franco che ancora oggi vedo, lo incontro nei posti. Con la Fenech avevo girato già altri due film. Lei è una mia amica, molto simpatica, solare, altruista, non diva… ho un bel ricordo di Edwige… bella come il sole e buona come il pane”.

Domanda da un milione di dollari… “Tre tigri contro tre tigri”, ti ricordi l’episodio che hai fatto con Pozzetto e con Boldi?

“L’ho visto in televisione 6 o 7 mesi fa. Con i fratelli Corbucci avevo un buon rapporto e appena c’era un ruolo che mi potevano offrire me lo davano subito perché mi stimavano molto e mi volevano bene. Ho lavorato bene con Pozzetto e con Cochi, due persone meravigliose, simpatiche. Mi ricordo tutte le cene a cui andavamo, ci divertivamo da morire. Ricordo una scena un po’ antipatica per me, ma furba. C’era una scena di ballo in cui io dovevo ballare con Cochi e mettevano sempre lui di spalle per essere io in primo piano e Corbucci gli diceva: ‘Lo vedi che ti manovra come un burattino? Cerca di venire in primo piano…’. Mentre si ballava ero talmente furba che cercavo di essere sempre in primo piano… però Cochi l’ha presa con simpatia. Erano grandi attori, di recente  ho visto Pozzetto in un bellissimo ruolo con Pupi Avati… sono contenta per lui perché è una bella persona…”.

DELITTO SULL’AUTOSTRADA E IL RAPPORTO CON TOMAS MILIAN

Passiamo a Tomas Milian, te lo ricordi ne “Il cinico, l’infame, il violento”?

“Poi ho fatto un western con lui, credo che quello sia stato il primo. Poi l’ho incontrato in ‘Cinzia Bocconotti’, poi ho fatto ‘Il cinico, l’infame, il violento’. Prima però lo avevo incontrato con il film di Bombolo, ‘Delitto sull’autostrada’…”.

Dimmi tutto su “Delitto sull’autostrada”, sul rapporto con Tomas Milian e qualcosa sul set…

“Lì il discorso fu questo… ti ripeto i Corbucci mi volevano molto bene e appena c’era un ruolo per me mi chiamavano. E allora mi chiamò Sergio, dicendo: ‘Guarda c’è Bruno, mio fratello, che ti vuole dare un ruolo. Un film con Tomas Milian’. Dico: ‘Va bene’. Il giorno dopo sono andata in produzione, dice: ‘Fai un cameo, sono sei o sette pose. E’ molto bello, ti chiami Cinzia Bocconotti…’. Dico: ‘Io non lo faccio questo film con questo nome, non mi piace’… Dice: ‘Ma sei tu che pensi male…’. Dico: ‘Ma che è, che mi fai fare? Io mi vergogno…’. Fa. ‘No, ma vedrai che non te ne pentirai. Vedrai quanta fortuna ti porterà questo ruolo, guarda fallo…’. Insomma, mi hanno convinto e l’ho fatto. Però, ti dico la verità, non ero molto felice di questo nome e cognome che mi davano”.

Perché è associato ad un personaggio volgare…

“Sono tre generazioni che la gente mi ferma per strada e mi dice…A Cinzia… Ma all’inizio non ho avuto questo successo. Tutto è cresciuto dopo oggi con il nome di Cinzia Bocconotti ad esempio un ragazzino di otto anni, che è il figlio della mia parrucchiera ha il padre di trent’anni e mi ha visto un pezzettino del film. Un giorno fa alla mamma: ‘La conosco, è una nostra cliente’. E lui: ‘La conosci? Ma sei fortunata…’. Ripeto ha soli 7 anni. Ha già il personaggio di Cinzia Bocconotti in testa… Ma come è possibile una cosa del genere? Devo fare una foto con lui in questi giorni, e lui dice: ‘Io conosco Cinzia Bocconotti’…”.

Ti ricordi qualcosa sul set? Qualche improvvisazione?

“Di improvvisazioni mi ricordo che mi faceva tanto ridere il battibecco simpatico che avevano sempre Tomas e Bombolo. Tomas trattava Bombolo proprio come lo vedi nel film…era molto affezionato a lui. Ma Bombolo nella vita era così, faceva se stesso, era paro paro. Tomas Milian, lo portò sul set dopo che l’aveva conosciuto mi sembra in un ristorante e da lì ha iniziato la carriera che ha fatto. Si divertivano tanto insieme, un po’ come Bonolis fa con Laurenti. Lui non faceva il divo, era una brava persona, simpatico. Di Tomas ho un bel ricordo e anche di Viola Valentino, di cui sono tutt’oggi amica, siamo come due sorelle. Un bel periodo della mia vita… Poi lavorare con Tomas era piacevole, perché era un grande attore, espressivo, con quegli occhi profondi, bella persona…”.

Peccato che hai fatto solo quello con loro…

“Ho fatto pure ‘Il trucido e lo sbirro’. Là purtroppo ho litigato con Maurizio Merli poverino, perché era un po’ un ‘fumantino’ come persona. Lui aveva la pistola legata alla cintura e gli è partito un colpo perché non aveva messo la sicura e si è fatto male alle gambe anche se i proiettilini erano a salve… Il giorno dopo mi doveva mettere questa pistola sotto la gola e allora gli faccio: ‘Maurizio, ma hai messo la sicura? Perché io ho paura, ieri ti è partito questo colpo… me la metti sotto lì, sai per sbaglio, l’euforia del set, magari mi spari e ci rimango secca’. Mi ha risposto male. Io mi sono arrabbiata e gli ho tirato un bicchier d’acqua e lui mi ha dato un calcio, ma il calcio non l’ho preso io, l’ha preso la parrucchiera che è andata pure a farsi vedere al pronto soccorso. Era un po’ così Maurizio. Poi un’altra cosa mi ricordo, che mi dovevano buttare dell’acqua in faccia ma doveva sembrare vetriolo. Misero del ghiaccio secco che fumava ma mi rovinò completamente tutta la faccia…successivamente l’assicurazione mi pagò i danni. Buttando il ghiaccio sulla faccia, il mio volto era diventato pieno di vesciche, purtroppo la reazione chimica mi ustionò tutto il viso”. 

L’INFORTUNIO SET SET

Questo a “Il cinico, l’infame, il violento” è successo?

“Sì, mi ricordo che eravamo a Milano. Doveva sembrare acido, si vede che il ghiaccio secco fa questo effetto però buttandomelo tante volte in faccia mi si è rovinato il viso. Sono stata due mesi con le vesciche in faccia…”.

Poi però hai continuato la tua carriera…

“Certo, poi sono guarita. Ho fatto tanti altri film, ho fatto con Fellini ‘La città delle donne’…”.

Il cinico, l'infame, il violento – Pianeta Cinema

E ti ricordi qualche aneddoto sulla serie che hai fatto di Vanzina “Anni ’60” con Ezio Greggio e Jerry Calà…

“Sì, ho un bel ricordo anche di Vanzina. Ho sentito poco tempo fa anche il fratello, ha parlato di me, lo hanno intervistato dalla Bortone… lui ha detto queste cose molto carine e l’ho ringraziato. Ero a Fregene d’estate a prendere il sole e incontro Enrico Vanzina che mi fa: ‘Sto girando un film, senti vorresti fare un ruolo con noi?’. Così per caso, mentre eravamo al mare a Fregene. Penso che dei 94 film, 40 sono tutti di incontri e gli altri me li ha trovati l’agenzia.

E invece in “Anni ’60” come ti sei trovata?

“Mi sono trovata benissimo, sono andata lì… non è che il ruolo mi piacesse più di tanto ma l’ho fatto…Nella mia carriera ho interpretato molti personaggi, il drammatico, l’ironica, la sexy, la brutta… non sono monocorde. Cerco di esibirmi più che posso, mi piace proprio questo lavoro”.

Progetti futuri? Cosa c’è in ballo?

“Ho scritto una cosa molto bella, un po’ autobiografica con un mio amico. Vorrei fare questo film bellissimo che è un po’ la biografia di me e mia madre. Sono due anni che cerco di girarlo speriamo.Un film bellissimo, drammatico spero che vada in porto e poi attendo, dopo questo lockdown non c’è più il cinema… prima facevamo 300 film all’anno adesso 50. Sono sempre gli stessi che lavorano, io mi sento un po’ snobbata o forse penso che non mi conoscono a fondo…