Sergio Castellitto veste i panni del Vate, Gabriele D’annunzio, nell’ultimo anno della sua vita in auto-esilio al Vittoriale, nell’opera prima di Gianluca Jodice, Il cattivo poeta, al cinema dal 20 maggio grazie a 01 Distribution.

TRAMA

1936. Giovanni Comini (Francesco Patanè) è stato appena promosso federale, il più giovane che l’Italia possa vantare. Ha voluto così il suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime. Comini viene subito convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabriele d’Annunzio (Sergio Castellitto) e metterlo nella condizione di non nuocere. Già, perché il Vate, il poeta nazionale, negli ultimi tempi appare contrariato, e Mussolini teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler.

RECENSIONE

Figura emblematica, carismatica e significativa del panorama culturale italiano del ‘900, Gabriele D’annunzio rivive al cinema grazie alla splendida e raffinata regia di Gianluca Jodice e alla splendida interpretazione di Sergio Castellitto. Il nostro sommo poeta è ormai vecchio, affaticato, rifugge il presente “rinchiuso” nel suo dorato esilio al Vittoriale , non scrive da tempo e teme l’imminente alleanza di Mussolini con la Germania di Hitler. Intanto la nostra Storia segna due particolari eventi: l’avvicinarsi del fascismo alla Germania di Hitler e l’inasprirsi  del regime verso gli oppositori.

Un po’ spy story, un po’ noir ne Il cattivo poeta si fronteggiano mondi contrapposti: da una parte un luogo chiuso, isolato, come il Vittoriale, dall’altra la realtà esterna, la dimensione politica con i suoi torbidi movimenti e i suoi inganni. La grande Storia e le piccole storie. E poi il vecchio e il giovane. Il Duce e il Vate. Punto di vista privilegiato dal regista è quello di un giovane federale, pieno di grandi speranze ed ideali, che vedrà, nell’incontro con D’annunzio, crollare tutte le sue convinzioni.

Classico e rigoroso nella narrazione e nella ricerca documentale, Il cattivo poeta vanta performance attoriali davvero ottime, una regia interessante e una fotografia dai toni ingialliti a voler rimarcare la pesantezza del tempo passato. Un’opera che vive dell’incontro/scontro tra i due protagonisti ma che riesce ad essere anche fotografia di una Nazione, la nostra, in un preciso momento storico.