Stefano Righi e Stefano Rota (i Righeira) scalarono le classifiche degli anni ’80 con alcune hit tipo «L’estate sta finendo» e «No tengo dinero». Ora, a distanza di tanti anni, scopriamo qualcosa in più sul cantautore italiano con l’intervista pubblicata su “Repubblica”.

Righi, come le era venuto di scrivere, lei ventitreenne di Torino, una canzone come Vamos a la playa?
“E chi lo sa, ci vorrebbe uno psicologo per capirlo. Scrivere una canzone del genere in una città com’era la Torino che ho vissuto da ragazzino può sembrare strano, lo capisco. Torino non era una città che dava l’idea di essere particolarmente solare e allegra, ma proprio per questo le vacanze avevano un senso. Finita la scuola andava via il grigio, arrivava l’estate e c’era la libertà”.

L’Italia dei primi anni Ottanta era ancora sotto la cappa degli anni di piombo.
“C’era chi lo chiamava ‘riflusso’, ma era voglia di vita, di uscire dagli schemi, di fare cose nuove. C’era voglia di fare musica, di divertirsi e io, da autarchico, volevo fare qualcosa che avesse delle radici italiane, mi piaceva l’idea del revival dei Sessanta in chiave punk. Identificavo quell’ondata del surf, dei Vianello, Di Capri con il twist, come lo stacco con la musica italiana del passato, pensavo che bisognasse partire da lì per una new wave che fosse italiana”.

L’estate è rimasta al centro dl suo mondo, dunque?
“L’estate era fino a due anni fa il periodo di massima intensità del mio lavoro, quello in cui la formica prepara l’inverno, quindi in realtà per me luglio e agosto sono normalissimi mesi di lavoro. Io ho vissuto la mia vita in mezzo ai locali, ai club, alle discoteche, ma da due anni ovviamente tutto è fermo, e non si sa come andrà. Quando riprenderà magari non sarà come prima e della vecchia normalità probabilmente nemmeno ci ricorderemo. Ma, al di là della curiosità di capire come andrà, non vedo l’ora che finisca questo terribile periodo e che ricominci, finalmente, l’estate”.