Leo Gullotta, reduce dal Taormina Film Fest di cui è stato per la prima volta direttore, si è raccontato al Fatto Quotidiano. L’attore catanese, 74 anni, ha ripercorso la sua lunga carriera, alternata tra televisione, cinema, doppiaggio e teatro, e ha parlato anche della sua vita personale, tra cui l’impatto del suo coming out, fatto nel lontano 1995.

Riguardo quest’argomento, Gullotta ha riportato a galla l’episodio relativo alla serie tv su don Pino Puglisi, ruolo che, a sua detta, gli venne tolto in seguito alla sua rivelazione di essere omosessuale.

Dovevo interpretare Don Puglisi in un progetto importante, stavamo per iniziare a lavorarci quando il regista mi chiamò: pensavo che si trattasse dei soliti ritardi, invece mi disse che il mio nome era saltato. A qualche funzionario della Rai suonò il campanello d’allarme per la propria carriera: “Chissà cosa dirà il Vaticano se scegliamo un omosessuale dichiarato per interpretare Padre Puglisi”. Fu uno schiaffo tremendo, ma non mi arresi.

Leo Gullotta è stato uno dei primi uomini dello spettacolo a fare il grande passo del coming out. Erano metà anni novanta, e pochissimi artisti e uomini pubblici si dichiaravano omosessuali.

Dopo la conferenza stampa di Uomini uomini uomini, il film di Christian De Sica che raccontava la vita di quattro borghesi omosessuali, mi chiesero se fossi gay e risposi: “Sì, perché?”. Ho sempre vissuto serenamente la mia vita e combattuto senza paura per i miei diritti.

Al World Gay Pride del 2000 dissi: “Sono l’unico omosessuale nello spettacolo, in Italia”. Qualche passo in avanti per fortuna si è fatto ma il nostro è un paese ipocrita: ancora oggi c’è chi tace e soccombe per la paura di perdere il lavoro.