Nel suo docu-film “Roma santa e dannata” che presenterà in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, Roberto D’Agostino, il padre di Dagospia, racconta segreti in tutti gli angoli di Roma.

Il filo conduttore del film è un viaggio notturno sul Tevere. A bordo del barcone, D’Agostino e Giusti, «come Romolo e Remo, Dante e Virgilio, o come Tomas Milian e Bombolo». Tra i tanti aneddoti raccontati, D’Agostino parla dei locali più frequentati negli anni 70 e 80, dal Number One, al Kinky, lo Scarabocchio, Jackie O’, Notorious, Easy Going e ovviamente il Piper, dove il giovane D’Agostino incontra Loredana Bertè, Patty Pravo e Renato Zero, di cui il film rievoca una disavventura notturna:

«Il post-discoteca consisteva nel salire nella 500 di un amico, dotata di mangiadischi, e girare senza meta per il centro di Roma. Scombussolata dal ritmo di “Satisfaction”, l’auto non rispettò l’incrocio di via Sicilia, alle spalle di via Veneto. Il crash fu pauroso, ancor di più il posto dove fu sbattuta la 500: in mezzo alle bare delle pompe funebri Scifoni, negozio dotato di ampie vetrate che andarono in frantumi. Con la testa rotta, il volto bucherellato di vetri, io e Renato fummo portati al Policlinico Umberto I. Io al reparto maschile, lui a quello femminile. Cominciai ad urlare che Renato aveva il pene ma gli infermieri non potevano credere che quella creatura bellissima, magrissima, capelli lunghissimi e addobbata di una tutina di lurex fosse un ragazzo».