Salvatore Cascio, l’attore che ha interpretato il piccolo ‘Totò’, protagonista del film di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso, ha rivelato di aver sofferto di una grave patologia agli occhi, una retinite pigmentosa, che gli ha quasi del tutto compromesso la vista. 

La mia è stata una vita bella, confortata da un buon successo“, ha dichiarato l’attore, oggi 42enne, a La Stampa. – “Poi ho avuto problemi agli occhi. Gravi, molto gravi. Mi sono dovuto fermare a causa di una retinite pigmentosa. Questa patologia comporta la perdita quasi totale della vista, ci vedo pochissimo”.

“Grazie a Dio ci sono delle speranze nelle conquiste future della medicina. Spero sempre nella scienza, bisogna credere nella scienza. Grazie a Dio ho tanta fede. Ma ho vissuto anni difficili”. Non ne ho parlato mai, se non a chi conoscevo bene, per quella naturale riservatezza che interviene quando si deve parlare delle proprie cose, soprattutto quando sono negative. E anche perché ero sprofondato in un periodo buio, anche interiormente. È la prima volta che lo racconto pubblicamente. Mi ero chiuso in me stesso. Pazzesco“.

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La malattia, molto difficile da curare, ha compromesso la carriera di Cascio:

“Se ci saranno miglioramenti? No. Questa patologia comporta la perdita quasi totale della vista, ci vedo pochissimo. Grazie a Dio ci sono delle speranze nelle conquiste future della medicina. Spero sempre nella scienza, bisogna credere nella scienza. Grazie a Dio ho tanta fede. Ma ho vissuto anni molto difficili.

Dopo il film di Tornatore a 8 anni, Salvatore Cascio ha partecipato ad altri 8 film, tra cui l’ultimo, nel 2014, il documentario Protagonisti per sempre di Mimmo Verdesca, vincitore nel 2015 del Giffoni film festival come miglior documentario.

“Ero nel clou della mia carriera, ho dovuto rinunciare”. Il conforto è arrivato da alcuni amici: “Ho avuto la fortuna di parlare con persone come Andrea Bocelli, Alex Zanardi, Bebe Vio, Annalisa Minetti. Mi hanno trasmesso la loro forza di volontà grandissima e le risorse per dare voce a tutto ciò che ho vissuto. Anche Leonardo Pieraccioni è un amico vero, mi è stato sempre vicino. Voglio offrire uno sprone a chi vive prove particolarmente dure. Scrivo perché ora sono rinato. Ho superato quel che mi portavo dentro. Bisogna accettare i problemi, accettare la disabilità, che non è una condanna ma una condizione”.