Dopo il successo di Interstellar, la coppia Matthew McConaughey e Anne Hathaway torna a recitare insieme, questa volta diretti dal regista e sceneggiatore Steven Knightin in un thriller ambientato su una piccola isola tropicale.

Sinossi

Serenity è incentrato sulla misteriosa storia del capitano Baker Dill, un uomo che si è lasciato alle spalle il passato trasferendosi a Plymouth, un’isola vicino Miami e iniziando una nuova vita fatta principalmente di pesca. La sua tranquilla esistenza viene nuovamente sconvolta quando ricompare l’ex moglie, mai dimenticata, con una terribile richiesta d’aiuto: uccidere il suo violento e sadico marito, per il bene anche di loro figlio, in cambio di un’ingente somma di denaro. Il capitano Dill si troverà dunque a dover fare una scelta difficile, ma sull’isola non tutto è proprio ciò che appare.

Thriller senza spessore con un plot twist che non funziona

Diesel al contrario potrebbe essere una buona figura retorica per descrivere Serenity; sì perché il film comincia bene, con buoni elementi di stampo mystery che piano piano rendono una certa atmosfera, che però, ahinoi, finisce per rovinarsi da sola, scadendo tanto – troppo – nel finale. C’è un gigantesco plot twist verso la fine del film che ti lascia un alto grado di perplessità, quasi a mo’ di scherno, che in teoria dovrebbe rimettere in discussione l’intero film e lasciarti piacevolmente incredulo, ma non è così. Prima di tutto, perché tale ribaltamento sa di già visto. Evitiamo di scrivere esempi che potrebbero rivelare la direzione del colpo di scena, ma diciamo solo che un modello da cui si è tratto molto spunto è datato, pensate un po’, 1998. Altro punto negativo è la mancata empatia con i personaggi, che culmina, sempre alla fine del film, con un pathos inesistente che in realtà dovrebbe accompagnare la direzione presa dalla storia. 

Matthew McConaughey fa il suo, con un parte che rientra nelle sue corde e nei suoi ruoli tipici: sigaretta sempre accesa, poche parole e impenetrabilità emotiva (ma solo all’apparenza). Nonostante ciò, anche lui, premio Oscar per Dallas Buters Club, non eccelle e la sua interpretazione rimane spenta. Stessa cosa Anne Hathaway, una donna ricca ma con un marito violento (Jason Clarke), per la quale dovremmo provare una certa pena che però fatica ad emergere. Gli altri personaggi sono per lo più macchiette, scritti in maniera legnosa. Si salva Jason Clarke, folle e e sadico marito ubriacone.

Serenity, dunque, pecca per un’eccessiva ambizione e scelte stilistiche da rivedere. Con le dovute precauzioni, dunque con la consapevolezza che il film prenderà una piega completamente diversa, si può evitare l’effetto presa in giro, ma rimane comunque una storia poco incisiva.

Al cinema dal 18 luglio.