Un sacco bello segnò l’esordio di Carlo Verdone nei panni di regista, sceneggiatore e attore. Fino ad allora, Carlo era apparso solo in La luna, di Bernardo Bertolucci, ma si era fatto notare tantissimo sul piccolo schermo grazie al varietà Non stop. Fu lì che Sergio Leone rimase innamorato della sua comicità, a tal punto da chiamarlo e farlo debuttare con un film. Nasce così Un sacco bello, scritto da Carlo insieme a Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, con i quali riuscì a dar vita a tre episodi indimenticabili, con dei personaggi rimasti impressi nella cultura popolare: dal coatto Enzo, al goffo Leo, all’hippie Ruggero, senza dimenticare i comprimari, dal padre Mario (Brega), a Fiorenza e la bella Marisol. Proprio riguardo l’episodio di Leo e Marisol, ci sono diversi aneddoti interessanti che vedono protagonista non tanto Carlo Verdone, ma piuttosto un suo caro amico, Stefano Natale. Fu lui, infatti, a dare l’ispirazione a Carlo per i due personaggi, a partire dalla voce di Leo (che potete udire nel video in fondo).

Io e Carlo ci conosciamo dall’infanzia, le nostre famiglie hanno vissuto nello stesso palazzo per mezzo secolo. Si è ispirato a me per il modo di parlare. La gente sentiva la mia voce e la riconosceva come quella di Carlo Verdone. 

Anche per quanto riguarda la trama dell’episodio, ci fu lo zampino dell’amico. Come ben sappiamo, Leo è un ingenuo e goffo ragazzo di Trastevere, ossessionato dalla madre che lo attende a Ladispoli per trascorrere il Ferragosto. Rincasando da far la spesa, si imbatte in Marisol, una giovane turista spagnola in difficoltà che lo convince ad ospitarla a casa, ad accompagnarla per Roma e poi a organizzare una romantica cena in terrazza. Sebbene sorga del tenero, sul più bello piomba in casa il fidanzato di lei. 

Praticamente tutto ciò che capitò all’amico Stefano.

Una sera incontrai questa spagnola. Non sapeva dove andare a dormire, così l’ho invitata a casa mia. Le feci fare la doccia, abbiamo mangiato e tutte quelle cose là. Poi l’ho dovuta mandar via, dovevo andare davvero a Ladispoli. Non ci siamo più visti.

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Enzo e il gesto del “pacco”

Un altro personaggio memorabile è Enzo, il coatto che cerca in tutti i modi di partire per la Polonia per andare a ragazze. Come raccontato nel dettaglio nel suo libro autobiografico, ecco dove Verdone prese l’ispirazione:

Un giorno Giovanni, il mio migliore amico, mi chiese di accompagnarlo in una bisca dove non eravamo mai stati. Si trovava vicino a Piazza del Monte di pietà, alla fine di via dei Pettinari. Era un luogo che evitavamo perché c’era troppa gente strana che trafficava attorno al Monte dei pegni. Quel giorno, dopo pranzo, arrivammo di fronte al grande portone d’ingresso di questa oscura bisca. Fuori, appoggiato al muro, un cinquantenne col capello un po’ lungo e qualche meches. Aveva un soprannome: Er Saraga. Anni dopo lo ritrovai sul giornale, in cronaca nera. Era stato ammazzato a colpi di pistola. Abbronzato, pieno di ori al collo e ai polsi, fuma e fissa una bella donna che gli passa davanti in jeans attillati e capelli al vento. Con tono da rimorchio d’altri tempi le dice: “A bella cavalla! Se cerchi n’fantino, l’hai trovato” e così dicendo con una mano si palpeggia la patta dei pantaloni. Ridemmo tanto. Quel gesto diventò negli anni avvenire il mio cavallo di battaglia nella rappresentazione del bullo di Un sacco bello.