Dopo oltre dieci anni di scontri in tribunale, la terza sezione civile della Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla lunga battaglia legale tra Fabri Fibra e Valerio Scanu. Il rapper marchigiano è stato condannato in via definitiva a risarcire il cantante sardo con 70mila euro per diffamazione, a causa del testo della canzone “A me di te”, contenuta nell’album “Guerra e Pace” del 2013. Ospite al programma “La volta buona”, Scanu ha detto la propria sulla sentenza:

“Tutte le varie parti risarcitorie si sono concluse in appello anni fa, la Cassazione è l’ultimo a cui si sono appellati per vedere se ci fossero stati errori durante il processo”

Nel brano “A Me Di Te”, di Fabri Fibra non l’aveva citato direttamente Scanu, tuttavia, nel testo dell’artista era presente un riferimento alla canzone “Per tutte le volte che”:

“Là si è trattato di un ragazzo di 22 anni che a un certo punto viene attaccato sui social. Non sapevo che fosse stata fatta questa canzone, perché non seguo l’artista e me ne dicevano di ogni, ma con cose indicibili. E io dicevo: ‘ma perché mi dicono queste cose?’ E così, sono andato a fondo ed ho scoperto che era stato scritto questo testo nel quale venivo citato in uno scenario osceno e da lì è partita una causa, prima penale e poi civile”.

Nella parte penale la controparte, a differenza di quella civile, non ha fatto appello:

“Quando inizi a toccare la tasca cominciano a fare gli altri ricorsi: oggi se non fai così alla gente non gliene frega niente. La libertà d’espressione va benissimo in tutte le sue forme purché non vada a ledere la dignità altrui e io oggi mi rendo conto che non siamo ancora in un Paese civile, perché continuano ad arrivare insulti e io continuerò a querelarvi”.

E ancora:

“Il punto non sono i 70 mila euro. Io sono in una situazione privilegiata, guadagno bene, non ho bisogno di mangiare con questi soldi, non ricordo manco se li ho spesi e come. Non l’ho deciso manco io che fossero 70 mila, io ne avrei chiesti anche di più”