Dal 3 gennaio arriva nelle sale italiane Van Gogh – Sulla soglia dell’eternitàbiopic sul celebre pittore olandese interpretato da Willem Defoe

22 anni dopo Basquiat, Julian Schnabel, regista di Prima che sia notte e Lo scafandro e la farfalla, torna a parlarci della grande arte e lo fa portando al cinema gli ultimi, tormentati anni di Vincent Van Gogh. Il genio “maledetto” è raccontato attraverso gli occhi di un artista contemporaneo, con la collaborazione di Jean-Claude Carriere per la sceneggiatura.
Ad interpretare l’irrequieto pittore olandese c’è un Willem Dafoe in ottima forma, premiato alla Mostra d’arte Cinematografica di Venezia con la Coppa Volpi per il Miglior attore.

Gli ultimi anni di vita di Van Gogh

Dal burrascoso rapporto con l’amico Gauguin a quello viscerale con il fratello, al ricovero nell’ospedale psichiatrico di Saint Rèmy, fino al misterioso colpo di pistola che gli ha tolto la vita a soli 37 anni. Tra conflitti esterni e solitudine, il film racconta del periodo frenetico e molto produttivo che ha portato alla creazione di capolavori che hanno fatto la storia dell’arte e che continuano ad incantare il mondo intero.
Un’opera sulla creatività e sui sacrifici del genio olandese, sull’intensità febbrile della sua arte, sulla sua visione del mondo e della realtà.

 

L’idea di partenza di questa pellicola, come afferma lo stesso regista, non è mai stata quella di lavorare su una biografia, ma di andare oltre il classico biopic. Il desiderio primario era quello di mostrare come negli ultimi anni della sua vita Van Gogh  fosse del tutto consapevole di aver acquisito una nuova visione del mondo, di non dipingere più come facevano gli altri pittori e di offrire alla gente un nuovo modo di guardare le cose.

In effetti il film è molto incentrato nel processo creativo che sta dietro l’arte, sull’atto concreto di porre il colore sulla tela.

“Dipingi troppo velocemente, i tuoi dipinti sembrano più opera di uno scultore.”

Per entrare in simbiosi con la frenesia, gli impulsi mentali e percettivi con cui Van Gogh realizzava i suoi quadri, Schanbel imposta per gran parte del film una regia fatta di camera a mano, con un montaggio spezzettato e fulmineo. Il regista cerca di trasmettere cinematograficamente la velocità di “visione”, soprattutto il rapporto tra natura e ambiente. L’atto del dipingere catturava Van Gogh in una maniera particolare e innovativa, cosa che la gente estranea faticava a comprendere e definiva ‘da pazzi’. Willem Defoe è veramente immerso nel personaggio: riesce a trasmettere tutta l’irrequietezza che aleggiava intorno a Vincent, dimostrando di essere un attore di grandissimo livello.

Nel raccontare la follia dell’artista, il film si affida prevalentemente alle parole, all’eco di voci che rimbomba nella testa, alternando altresì anche lunghi dialoghi spesso di non facile lettura. 

Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità risulta essere comunque un film profondo, soggettivo, che mostra con una particolare prospettiva il valore dell’arte e, nello specifico, l’arte di Vincent Van Gogh.