Il film

Il ragazzo del Pony Express uscì nel 1986 e diretto da Franco Amurri. L’idea per il film nacque quando a Jerry Calà, all’epoca residente a Campo de’ Fiori insieme alla moglie Mara Venier, fu recapitato un copione proprio da un Pony express. Il film fu un successo al botteghino e divenne uno dei più celebri della filmografia di Jerry Calà. Il rapper J-Ax ha dichiarato che all’epoca la visione del film lo spinse a lavorare come Pony express per un anno.

La trama


Agostino Braghetti, un giovane ragazzo disoccupato soprannominato “Ago”, non riesce a trovare lavoro nonostante abbia la laurea con lode. Quindi, su segnalazione della sua ex compagna di università Rita, decide di provare ad impiegarsi in una piccola agenzia di Pony Express; per farlo deve però trovare un mezzo a due ruote e il denaro necessario per comprarselo. Una sera si scontra con una ragazza che sta uscendo dalla propria macchina, Claudia, e si ritrova in mano la sua borsetta: la ragazza inizia a urlare chiedendo aiuto perché lo scambia per un rapinatore, ma lui riesce a scappare e, senza farlo apposta, si tiene l’oggetto della refurtiva. Tornato alla pensione dove vive insieme al ragioniere Paolo, Agostino decide di nascondere la borsetta, ma una sera, tornato a casa, l’uomo lo smaschera e lui è costretto a dirgli la verità. A questo punto, il ragioniere rivela ad Agostino che la borsetta vale un bel po’ di soldi e il giorno seguente lo porta da una sua vecchia amica, Marmitta, la quale accetta di scambiare la borsetta con un vecchio vespino….

Il commento di Calà


Come si può ascoltare nell’intervista presente nella nuova edizione DVD realizzata da Mustang entertainment, Jerry Calà in persona ha raccontato di come venne l’idea:

Tutto nacque dallo squillo di un citofono. Abitavo con Mara Venier. Eravamo nella nostra casa di Campo de’ Fiori, quando il citofono si mise a suonare. «Chi è?»
«Pony Express.»
«Cos’è, uno scherzo? Siamo tornati ai tempi del West?» «Devo consegnarle un copione da parte della produzione…» Aprii la porta e venne su questo ragazzo, una specie di astronauta con il casco, i fili della radiotrasmittente e la casacca di gomma. Curioso come sono non mi limitai a firmare la ricevuta della consegna e ciao, ma iniziai a fargli mille domande: chi sei, cosa fai. Lui mi spiegò che il servizio di Pony Express, ovvero fattorini in moto che facevano consegne urgenti, era nato a Milano poco tempo prima e si stava espandendo in altre città. Ci raggiunse Mara, facemmo entrare il ragazzo e lo invitammo per un caffè. Quello era di corsa, aveva una lista di consegne lunga così, ma noi lo trattenemmo e ci facemmo raccontare la sua storia. Era laureato, ma non trovando altro si era messo a fare il Pony. Se vi ricorda qualcosa, avete ragione: ho rubato la sua storia per scrivere la sceneggiatura del film. Fu un’illuminazione. Chiamai subito Bonivento dicendogli che avevo avuto un’idea incredibile. Lui non conosceva i Pony Express, ma io gli ripetei che era una storia che meritava di essere raccontata. «Fantastico. Lo chiamiamo Pony Express!» disse. «Eh no, così sembra davvero un film western. E poi credo che un titolo del genere ci sia già. Lo chiamiamo “Il ragazzo del Pony Express”. Ma non perdiamo tempo», gli risposi.

E ancora:

Doveva essere un instant movie, visto che parlava di una cosa precisa di quel periodo. E cosi fu. È un film che sta avanti vista la questione attualissima dei runner. Vedo bene una versione aggiornata, ne farei la regia volentieri, magari con un protagonista straniero per dargli più verità. Sarebbe un film più importante del mio. Comunque il mio film, nel suo essere così leggero, poneva comunque il problema dei laureati che non trovavano lavoro.”