Diretto nel 1992 da Rob Reiner (La storia fantastica, Harry, ti presento Sally…e Misery non deve morire) su una sceneggiatura di Aaron Sorkin, Codice d’onore rimane ancora oggi uno dei legal drama più belli e apprezzati di sempre.

Con un cast stellare composto da Tom Cruise, Demi Moore, Jack Nicholson, Kevin Bacon, Kiefer Sutherland e Kevin Pollak il film racconta il processo di due soldati Marines, accusati di omicidio per la morte di un loro commilitone avvenuto nella base navale di Guantánamo, a Cuba. Il tenente avocato della Marina Daniel Kaffee (Cruise) viene incaricato di formare un collegio di difesa dinnanzi alla corte marziale; insieme a lui lavoreranno il tenenti JoAnne Galloway (Moore) e Sam Weinberg (Pollak). Starà al trio d’avvocati cercare di dimostrare che in realtà i due giovani Marines hanno agito sotto l’ordine di un ‘codice rosso’ impartito dall’alto.

Il film si ispira ad una storia vera

La storia dietro a Codice d’onore (A Few Good Men il titolo originale) si ispira ad un fatto realmente accaduto. Aaron Sorkin ebbe l’ispirazione parlando al telefono con sua sorella Deborah, che si era laureata alla Boston University Law School e si era iscritta a un periodo di tre anni alla JAG, il Corpo dei Giudici Avvocati Generale della Marina degli Stati Uniti. Fu lei a raccontargli di essere stata incaricata di assumere la difesa di un gruppo composto da nove Marines che per poco non uccisero un loro commilitone a seguito di in un’iniziazione ordinata da un ufficiale superiore. Sorkin ascoltò affascinato queste informazioni e cominciò a trascrivere gran parte della sua storia su alcuni tovaglioli da cocktail mentre faceva il barista al Palace Theatre di Broadway. Insieme ai suoi compagni di stanza aveva acquistato un Macintosh 512K, così quando tornava a casa, svuotava i tovaglioli dalle tasche e trascriveva il copione sul computer.
La storia venne inizialmente trasposta come spettacolo teatrale a Broadway e in seguito Sorkin riuscì a vendere i diritti per realizzarne un film.

Jack Nicholson e la memorabile scena del processo

“Tu non puoi reggere la verità!”

Tra le scene più memorabili di tutto il film c’è il processo finale al colonello Jessup, magistralmente interpretato da Jack Nicholson. Pensate che per lavorare a 10 giorni di riprese, Nicholson venne pagato 5 milioni di dollari: in totale l’attore appare in sole quattro scene dell’intera pellicola, con l’ultima, quella nella corte, che dura ben 21 minuti. Per quanto alto il suo stipendio, c’è da dire che Nicholson mostrò una dedizione ammirevole per il suo lavoro, e questa cosa che vi stiamo per raccontare ne è la prova più evidente. 

Le riprese di quella scena erano state impostate in modo tale che il regista potesse filmare per prima cosa le reazioni degli altri attori, ovvero tutti coloro che erano situati di fronte al colonnello (Tom Cruise, Demi Moore, Kevin Bacon, tutti i membri della giuria e il pubblico). Per fare questo, Nicholson dovette ripetere il suo monologo circa 50 volte per ottenere tutti i controcampi necessari, ma ogni volta era come se la facesse meglio di prima, mettendoci la stessa intensità, nonostante non fosse inquadrato in camera. Mentre girava delle inquadrature solo su Tom Cruise, il regista Rob Reiner si rivolse a Nicholson, dicendogli che in quel momento poteva anche rilassarsi e risparmiare energie per la sua inquadratura, e sapete quale fu la sua risposta?  “Rob, tu non capisci. Io amo recitare”.

Grazie a quello splendido monologo, Nicholson si guadagnò una nomination come Miglior attore non protagonista agli Oscar, anche se venne battuto da Gene Hackman per Gli Spietati.

Che dite, ce la rivediamo? 

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