Enzo Tortora nasce a Genova il giorno 30 novembre 1928. Dopo aver passato il periodo universitario nella sua città natale, periodo in cui realizza alcuni spettacoli assieme a Paolo Villaggio, si trasferisce nella capitale.

La carriera

A Roma, all’età di 23 anni, viene assunto dalla Rai per condurre il programma radiofonico “Campanile d’oro”. Il debutto in televisione arriva nel 1956 in “Primo applauso”, assieme a Silvana Pampanini. Dopo “Telematch” sarà la trasmissione “Campanile sera” di Mike Bongiorno a lanciare Enzo Tortora come conduttore.

Tra i suoi lavori più importanti in televisione vi sono la conduzione de La Domenica Sportiva e l’ideazione e conduzione del fortunato programma Portobello. Programma di grande successo che fa registrare oltre 26 milioni di telespettatori di media.

Il caso

Sono le 4 di mattina del 17 giugno 1983 quando i carabinieri del Reparto Operativo di Roma bussano alla stanza dove riposa Enzo Tortora all’Hotel Plaza, lo dichiarano in arresto e lo ammanettano. Tortora non riesce a spiegarsi il perché: non ha commesso illeciti e ha sempre rispettato la legge. Gli sta crollando il mondo addosso, senza che ne comprenda il motivo. Quando lo chiede ai carabinieri riceve una risposta netta: traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico.

Tortora fu accusato, su richiesta dei procuratori Francesco Cedrangolo e Diego Marmo, dal giudice istruttore, il magistrato Giorgio Fontana, di gravi reati, ai quali in seguito risultò totalmente estraneo, sulla base di accuse formulate da soggetti provenienti da contesti criminali.

Cinque anni anni dopo, il 17 marzo del 1988, quando la Cassazione confermò l’assoluzione decisa in appello, quell’arresto si confermò ingiusto: Tortora era una vittima innocente della giustizia italiana e delle false accuse dei pentiti, che lo fecero rimanere per sette mesi in carcere portandolo poi, lentamente, alla morte.

Gli ultimi anni

Enzo Tortora divenne un simbolo della malagiustizia. Ritorna al suo lavoro e ritorna in televisione, prima con una nuova edizione di “Portobello”, poi con “Giallo”; Enzo Tortora non è più quello di prima: a tutti appare assai provato.

Così, in una intervista concessa al programma La Storia siamo noi, in una puntata dedicata specificamente al “caso Tortora”, il giudice Michele Morello raccontò il suo lavoro d’indagine che avrebbe poi portato all’assoluzione del popolare conduttore televisivo:

«Per capire bene come era andata la faccenda, ricostruimmo il processo in ordine cronologico: partimmo dalla prima dichiarazione fino all’ultima e ci rendemmo conto che queste dichiarazioni arrivavano in maniera un po’ sospetta. In base a ciò che aveva detto quello di prima, si accodava poi la dichiarazione dell’altro, che stava assieme alla caserma di Napoli. Andammo a caccia di altri riscontri in Appello, facemmo circa un centinaio di accertamenti: di alcuni non trovammo riscontri, di altri trovammo addirittura riscontri a favore dell’imputato. Anche i giudici, del resto, soffrono di simpatie e antipatie… E Tortora, in aula, fece di tutto per dimostrarsi antipatico, ricusando i giudici napoletani perché non si fidava di loro e concludendo la sua difesa con una frase pungente: «Io grido: “Sono innocente”. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.»

Tortora tornò in televisione il 20 febbraio del 1987, ricominciando il suo Portobello. Il ritorno in video fu toccante, il pubblico in studio lo accolse con una lunga standing ovation.

Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore.