Roberto Benigni non dirige un film dal 2005. L’ultimo fu La tigre e la neve, film accolto alla sua uscita in maniera mista dal pubblico, ma ancora oggi non particolarmente, a differenza di altri suoi lavori precedenti. Dopo Pinocchio, Benigni torna sullo stile de La vita è bella, che gli valse tre premi Oscar, con un film sullo sfondo della guerra in Iraq. Il film è stato girato in Tunisia. All’inseguimento di un sogno a doppio volto (e con finale a sorpresa), nel vano (e concitato) tentativo di catturare l’attimo che fugge, Benigni ripercorre nella sequenza iniziale le orme dello stralunato ma innovativo professor Keating del carpe diem oraziano in un inno all’amore.

Trama

Attilio è un poeta e docente di lettere all’univeristà di Roma, ha scritto un libro intitolato “la tigre e la neve”, ma non sembra accorgersi dell’imminente guerra in Iraq. Egli infatti vive in un mondo tutto suo, in cui sogna di sposare una donna che non vuole saperne nulla di lui. Ma Attilio non si arrenderà tanto facilmente.

La critica statunitense stroncò il film

Con un costo stimato di circa 35 milioni di dollari, La tigre e la neve riuscì ad incassarne globalmente circa 24, di cui 14.8 solo in Italia. La pellicola ottenne due Nastri d’argento 2006: miglior soggetto e migliore fotografia. La ricezione oltreoceano non fu così calda. Anzi. Uscito nelle sale USA nel 2006, il film di Benigni fu stroncato senza mezzi termini dalla maggior parte dei critici americani.

Dal San Francisco Chronicle che lo definisce “uno dei peggiori film del 2006“, al Daily News che sottolinea come “Benigni chiaramente vuole proporci un’appassionata descrizione della futilità della guerra, della potenza dell’amore e della durevole forza dell’ottimismo. Tuttavia, l’innocenza della sua persona, che una volta era attraente, con il tempo si è inacidita”.

Ancora più pesanti furono il New York Times e il Los Angeles Times: il primo etichetta il film come “un affronto bruciante all’intelligenza degli italiani, degli iracheni e del pubblico cinematografico ovunque” mentre il secondo se la prende con Benigni che trova “indulgente con se stesso e insopportabile” liquidando la pellicola come “una sciocchezza vergognosa, del tutto prevedibile, cupa e poco divertente“. Il film ha ricevuto 22/100 su Metacritic.