Senza di lei, secondo la trama del film, Aristoteles non sarebbe mai riuscito a esprimersi al massimo delle sue possibilità. Michelina Canà, figlia di mister Oronzo, ricopre un ruolo fondamentale per fare in modo che il calciatore brasiliano senta meno la mancanza del Sudamerica, scoprendo l’amore proprio in Italia e decidendo così di mettere da parte la sua nostalgia di casa. È sempre per merito suo se nell’ultima gara di campionato l’allenatore della Longobarda decide di non rispettare l’ordine a perdere del presidente Borlotti, mandando in campo Aristoteles e andando a vincere la partita con l’Atalanta che significa permanenza in serie A.

A vestire i panni della figlia di Lino Banfi in L’allenatore nel pallone troviamo Stefania Spugnini. Scopriamo qualcosa in più su questa attrice da diversi anni lontana dagli schermi e leggiamoci la sua intervista in merito alla sua esperienza sul set del film diretto da Sergio Martino.

Chi è Stefania Spugnini

Classe 1956, romana, Stefania Spugnini esordisce nell’ambito recitativo intorno alla metà degli anni settanta in qualità di caratterista, interpretando piccoli ruoli, in film come Il piatto piange e in Profumo di donna. Riesce a farsi notare grazie ad Alberto Sordi che la dirige nell’episodio Le vacanze intelligenti del film Dove vai in vacanza? nel ruolo dell’amata figlia di Remo e Augusta, Romolina.

Stefania Spugnini in “Le vacanze intelligenti” (1978)

Pur essendo iniziata da un buon punto di partenza, la carriera di Stefania Spugnini stenta a decollare fino a quando riesce a ottenere il ruolo di Michelina Canà nel film L’allenatore nel pallone e nel seguito L’allenatore nel pallone 2 che la consacrerà definitivamente a ruolo di comprimario e per il quale sarà maggiormente nota al pubblico. Tuttavia, dopo il ruolo ottenuto nei due film, la carriera di Stefania Spugnini è proseguita nuovamente in piccoli ruoli, pur recitando accanto a diversi attori e registi noti.

Nel primo decennio degli anni Duemila ha preso parte a diversi film, tra cui Il segreto del giaguaro, di Antonello Fassari (2000), Il nostro matrimonio è in crisi, di Antonio Albanese (2002), Cuore sacro, di Ferzan Özpetek (2005)
Non prendere impegni stasera e La perfezionista (2009) attualmente il suo ultimo film. 

Attiva anche sul piccolo schermo sempre in ruoli comprimari, è apparsa in Mamma per caso, di Sergio Martino (1997), Tutti i sogni del mondo, di Paolo Poeti (2003), Un medico in famiglia (1998, 2004), Il mio amico Babbo Natale (2005), Una famiglia in giallo (2005) e Ho sposato uno sbirro (2010).

L’intervista

Ecco le sue parole estrapolate dal libro “Siamo tutti allenatori nel pallone” di Lino Banfi e Marco Ercole.

Tramite il mio agente ero riuscita ad avere un provino con Sergio Martino, ero emozionatissima, all’epoca funzionava così anche per ruolo non da protagonista assoluta. Il ricordo di quel momento è di una persona disponibilissima e gentile. Mi diede lui stesso le battute. Quando mai un regista si mette a dare le battute un attore? Non mi e mai più ricapitato e poi sul set era uno spasso, una battuta continua con il suo humor inglese. Gli sono molto affezionata. Ha creduto in me quando ero piccola e in seguito mi ha rivoluta con lui.

Il primo ricordo che ha del film?

Ero molto giovane, ricordo di essere stata emozionata e tesa per la presenza di Lino Banfi perché all’epoca era (e lo è ancora di più oggi) un mostro sacro del cinema. Mi sono divertito tantissimo, tutti i colleghi si sono dimostrati squisiti, era davvero un ottimo team. Poi il regista Sergio Martino era adorabile, spiritoso, ironico. Banfi non era da meno. Quello che ricordo con grande piacere era il gusto della narrazione che Lino concedeva a pillole sul set, quando raccontava del suo storico, di quello che aveva vissuto durante l’avanspettacolo tutti, aneddoti e storie. Quando lo faceva, adoravo stare lì, sarei rimasta ad ascoltarlo per ore. Praticamente era come leggere un’enciclopedia, davvero impossibile dimenticare quell’esperienza, anche perché pur volendo ci pensano gli affezionati a fartela tornare alla memoria. Ho fatto altre cose nella mia carriera, ma quella resta una pietra miliare. Addirittura a distanza di anni, anche qui in Africa [dove ha casa, a Zanzibar ndr] c’è qualcuno che si è avvicinato per dirmi: “Scusi posso farle una domanda? Ma lei era nel film l’Allenatore nel pallone, vero?” A tutt’oggi vivo di questo bel bagaglio.

L’ affetto è ancora vivo a distanza di anni, ulteriore testimonianza del fatto che quello che abbiamo realizzato sia un cult movie a tutti gli effetti. Mi sono mi sono trovata a scattare foto insieme a dei fan, qualcuno mi ha chiesto l’autografo addirittura. Insomma, sono un’attrice, ma non famosissima. Quando la gente ti riconosce e ti ferma dopo così tanto tempo è bellissimo.

Com’è stato lavorare con Lino Banfi?

Con Lino Banfi ho lavorato anche in “Un medico in famiglia”. L’ho sempre trovato straordinariamente umile, disponibile. Da attori di quel calibro uno si aspetta un atteggiamento distaccato, lui non è mai stato così. Mi ha spesso dato consigli su come giocarmi una battuta rispetto a un’altra. Mi piacevano molto le scene girate nell’intimo, quelle dentro casa insieme a lui e Giuliana Calandra. E poi l’esaltazione della scena allo stadio c’era un’atmosfera goliardica e ridanciana sia per il copione sia per l’atmosfera sul set.