In una lunga intervista rilasciata a “La Repubblica”, Lino Banfi, alla soglia dei suoi 89 anni, ripercorre le tappe salienti della sua incredibile vita: dalle bombe a Canosa alla comicità condivisa con Totò e Sordi, passando per la povertà estrema, le notti in stazione:
“Facevo ridere per non piangere. A sei anni, sotto le bombe, mettevo in scena l’Orlando Furioso con pupazzi fatti in casa. Non avevamo nulla: i biglietti li pagavano in mandorle e olive, ma a volte non arrivava nemmeno quello. Ho passato notti nelle stazioni ferroviarie, negli anni 50, con vecchi barboni o giovani che cercavano lavoro, sarti, parrucchieri, calzolai, ti toccavano i lavori abusivi che rasentavano l’illegalità. Per fortuna non ho mai fatto cose illegali. E per fortuna poi mi hanno chiamato a fare il militare vicino a Sanremo e lì avevo da mangiare e dormire. La fame è terribile. A volte una banda di ladri tentò di ingaggiarmi come complice e volevano che fischiassi O sole mio se arrivava la polizia. Ma non riuscivo, il fischio non usciva, me la facevo sotto dalla paura. Non era per me”.
Tracciando un bilancio della sua carriera e ha rivelato un curioso aneddoto legato al ruolo che lo ha reso popolarissimo in tv:
“Quando fui chiamato per il nonno di Il medico, dalla Lux di Matilde Bernabei ricevetti la proposta per fare un prete di provincia che, il basco in testa, combatte con i preti giovani con la barbetta curata, una serie molto lunga, sempre per Rai 1, hanno provato a farmi firmare un’esclusiva, ma alla fine sempre per loro ho lavorato. Chissà, forse avrei fatto Don Matteo e si sarebbe chiamato in un altro modo”.
Tra gli aneddoti che colora con ironia, anche quello legato ad Antonello Venditti:
“Era caduto in piscina al buio, non sapeva nuotare. Tornò zuppo e pallido. Io ci ho scritto pure una poesia, ma non la ritrovo più…”
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