Amadeus è stato intervistato dal Corriere dove ha raccontato alcuni aneddoti riguardo la sua carriera tra cui ovviamente la conduzione di Sanremo: ecco un estratto.

C’è stato mai un momento in cui hai pensato di aver sbagliato strada?

«No, rispetto al mio lavoro no, mai. Sono sempre stato convinto di aver preso la strada giusta. Quello che sognavo di fare da ragazzo l’ho realizzato e questa la considero la grande fortuna della mia vita».

Tortora, Bongiorno, Corrado, Baudo. A chi ti senti più vicino?

«Per il modo di gestire il palco, Pippo. Io, anche quest’anno, quando ho accolto i cantanti che entravano avevo bisogno di avere un contatto fisico, dopo due anni di distanziamento. Volevo toccare una spalla o abbracciarli. Si è detto che è stato anche il festival degli abbracci, ed è vero, volevo proprio questo. Il rispetto della liturgia nel quiz l’ho appreso da Mike Bongiorno, il non prendere troppo sul serio tutti dall’ironia di Corrado. Enzo Tortora aveva un’eleganza unica, forse irriproducibile. Io cerco sempre di tenermi lontano dalla volgarità».

Pippo si è fatto sentire dopo il festival?

«Con lui ho parlato prima del festival, ci siamo sentiti più volte. Quando fui designato ci incontrammo in un ristorante e lui mi disse: “Ricordati che devi conoscere a memoria le canzoni e devi lavorare con i cantanti, modificare quello che ritieni modificabile e lavorare su ogni brano. Devi essere padrone del brano tanto quanto il cantante che lo interpreta.”. Per tre anni ho fatto proprio così».