Nel 1999 il cinema horror si arricchiva di un titolo che, a modo suo, fece la storia. Parliamo di The Blair Witch Project, un “filmetto indipendente” girato in soli 8 giorni con un budget contenutissimo, ma che finì per esplodere come fenomeno, arrivando ad incassare 248 milioni di dollari in tutto il mondo.

Scritto, diretto e montato da Daniel Myrick e Eduardo Sánchez, il film fa credere allo spettatore di essere una storia vera, quando in realtà è del tutto inventata: la storia è quella di tre giovani aspiranti registi – Heather Donahue, Michael C. Williams e Joshua Leonard – che fanno un’escursione nelle Black Hills vicino a Burkittsville, nel Maryland, nel 1994, per girare un documentario su una leggenda locale conosciuta come Blair Witch. I tre scompaiono, ma il loro equipaggiamento e le riprese vengono scoperti un anno dopo. Il presunto “filmato recuperato” è il film che lo spettatore vede. Le riprese del film si svolsero nell’ottobre 1997 ed i tre attori principali, tutti pressoché esordienti all’epoca delle riprese, interpretano i ruoli di loro stessi. Praticamente tutti i loro dialoghi furono improvvisati.

Sebbene il film abbia avuto una grandissima fortuna, sia di critica sia di pubblico, lo stesso non si può dire per i tre interpreti. Come vi abbiamo largamente raccontato in questo articolo, il film fu accompagnato da una campagna mediatica innovativa, costruita su un paio di mosse astute, come chiedere ai protagonisti di sparire dalla circolazione per mesi, diffondere appelli con la scritta Missing e coinvolgere il popolo della Rete. Il prodotto audiovisivo è stato presentato come il rimasuglio delle riprese precedenti alla scomparsa, giunto nelle mani dei registi dopo il ritrovamento fortuito da parte della polizia. A corredare il diabolico pacchetto, testimonianze di vecchi amici e foto dell’infanzia dei tre attori.

 

Il racconto di Heather Donahue

Il risultato di questa campagna mediatica fu incredibile: praticamente tutti hanno creduto che i tre ragazzi fossero morti davvero. Pensate che dopo l’uscita del film, la madre dell’attrice Heather Donahue ha ricevuto migliaia di lettere di condoglianze da spettatori che credevano che la figlia fosse andata realmente incontro a quella fine. 

La stessa Heather Donahue ha raccontato in diversi articoli gli effetti che The Blair Witch Project ebbe sulla sua vita. Tra le più importanti rivelazioni, quella lasciata al The Guardian: “Il mio necrologio è stato pubblicato quando avevo 24 anni. È una cosa complicata essere morti quando si è ancora vivi e vegeti e desiderosi di farsi un nome“, ha scritto. “Ero la ragazza. La ragazza di ‘The Blair Witch Project'”.

“Quando il film uscì, mia madre continuava a ricevere biglietti di condoglianze. Faceva tutto parte del loro schema di marketing, quindi sì, la gente pensava che fossi morta. E quando scoprirono che in realtà ero viva, molti di loro rimasero infastiditi, a tal punto da voler indietro i loro soldi!”

Sebbene la realizzazione del film per la Donahue sia stata “una gioia”, la rabbia di non poter ricevere il giusto merito si fece sentire: “Mentre il film faceva profitti da record, noi eravamo morti”. Dopo quell’esperienza, l’attrice decise di trasferirsi da Los Angeles in una piccola città ai piedi della Sierra Nevada, dove tutti sapevano chi fosse.