Il film

Monologhi e dialoghi brillanti, montaggio sincopato, una colonna sonora indimenticabile e Ewan McGregor. Sono solo alcuni degli ingredienti che hanno permesso a “Trainspotting” (regia di Danny Boyle, 1996) di superare la prova del tempo e imporsi come icona della cinematografia britannica e non solo.

La trama

è ambientato a Edimburgo e racconta la storia di cinque ragazzi scozzesi: Mark Renton (Ewan McGregor), che ha scelto per sé un’onesta e sana tossicodipendenza; Sick Boy (Jonny Lee Miller), appassionato di Sean Connery e infido donnaiolo; il goffo e pacifico Spud (Ewen Bremner); il violento Francis Begbie (Robert Carlyle), un delinquente al limite della psicopatia; infine, Tommy (Kevin McKidd), onesto, sportivo e gran tifoso di calcio. A parte Begbie e Tommy, tutti sono eroinomani e vivono di truffe e furti per guadagnarsi la loro dose giornaliera.
Quando Renton decide di disintossicarsi, incredibilmente riesce nella sua impresa, ma l’assenza di droga riporta a galla le sue voglie sessuali, rimaste fino ad allora sopite a causa dell’eroina. È così che, durante una serata in un night club, Renton conosce Diane (Kelly Macdonald) con cui trascorre una notte di sesso. Il mattino dopo scopre che la ragazza è minorenne e inorridito cerca di allontanarsi da lei, ma Diane minaccia di raccontare tutto alla polizia, se non restano amici. Nella stessa notte Tommy viene lasciato dalla fidanzata, Lizzy, convinta che lui abbia erroneamente dato il loro sex-tape a qualche videonoleggio (in verità, è stata rubato da Renton e Sick Boy); da questo momento in poi, Tommy sprofonda in una logorante depressione.
La noia di una vita senza l’eroina spinge Mark, Sick Boy e Spud a tornare a drogarsi, ma questa volta al gruppo si aggiunge anche Tommy, curioso di capire cosa si prova. Tornare all’eroina vuol dire tornare a commettere piccoli crimini e così Renton e Spud, sorpresi a rubare, vengono processati: al contrario dell’amico, Mark riesce a evitare la prigione con la promessa di ripulirsi. In preda all’astinenza, però, torna dal suo spacciatore abituale, Johnny Swanney, finendo questa volta in overdose…

Il vero sequel

A distanza di 21 anni, nel 2017 è uscito il sequel del film: arriva così in sala Trainspotting 2, diretto e recitato dalla stessa squadra del primo. A grandi linee il film racconta di Mark Renton che ritorna ad Edimburgo dopo 20 anni dalla fuga e rincontra i vecchi amici Sick Boy e Spud. Nel frattempo Franco è evaso di prigione e cerca vendetta contro l’amico che l’ha tradito.

Questo però non è il vero sequel: Trainspotting, prima di essere un film è un libro scritto da dallo scrittore scozzese Irvine Welsh. Già nel 2002 Welsh scrisse il sequel del primo romanzo ma trattava di altro. Il titolo? “Porno“.

Come nel romanzo che lo ha preceduto, si mantiene l’alternanza di molteplici punti di vista dei personaggi, ma il ruolo principale non è più di Mark “Rents” Renton, ma del furbastro e donnaiolo Simon “Sick Boy” Williamson, che sotto il narcisismo e la lingua lunga nasconde l’evidenza dei fatti, cioè di essere arrivato a 36 anni senza avere concluso niente nella vita, e per caso pesca l’ultima carta su cui giocarsi il tanto agognato riscatto sociale: la produzione di un film pornografico, appunto.

Al contrario di quanto accade in T2, in Porno Renton non torna a casa volontariamente ma viene scovato da Simon. La differenza è sostanziale, perché la sua decisione nel film spalanca le porte al sentimento che costituisce il cuore del sequel cinematografico che il libro non ha: la nostalgia.

Il film comunque riprende alcune dinamiche del libro, ma concettualmente racconta una cosa del tutto differente.

Da segnalare, che ci sono delle brevi comparsate o citazioni di personaggi di Trainspotting, anche nel romano Colla, sempre di Welsh. Un pò come se tutti i suoi libri fossero svolti nello stesso universo.