Arriva nelle sale italiane a partire dal 28 marzo, “Una giusta causa”, pellicola ispirata alla vera storia di Ruth Ginsburg e alla sua lotta legale contro la discriminazione di genere.

Felicity Jones interpreta Ruth Bader Ginsburguna delle nove donne ad entrare, nel 1956, al corso di Legge dell’Università di Harvard e che, nonostante il suo talento, fu rifiutata da tutti gli studi legali in quanto donna. Sostenuta dall’amore del marito Martin Ginsburg (Armie Hammer) e dall’avvocato progressista Dorothy Kenyon (Kathy Bates), accetta un controverso caso di discriminazione di genere. Contro il parere di tutti, Ruth vinse il processo, determinando un epocale precedente nella storia degli Stati Uniti sul fronte della parità dei diritti. 




La pellicola è un tributo a una delle figure più influenti della legislatura americana degli ultimi tempi (seconda donna a essere nominata Giudice alla Corte Suprema), nonché un esempio mondiale di determinazione e caparbietà. Ambientato dapprima negli anni Cinquanta, e in seguito negli anni Settanta, “Una giusta causa” segue le vicende politiche e sociali dell’America di quel tempo, affrontate dal punto di vista legislativo e di diritti sociali.

Sconsolata e rassegnata dai costanti dinieghi della società che le impedisce di portare avanti la sua professione d’avvocato in quanto donna, Ruth è costretta a gettarsi sull’insegnamento. Dopo anni di studi e lezioni sul diritto di parità di genere, le capiterà un’occasione unica per introdurre dei cambiamenti direttamente nella ‘pancia’ della legge americana, la Corte Suprema. Cambiamenti che non riguardano esclusivamente la condizione delle donne, ma che portano avanti parità di diritti anche in senso opposto, liberando gli uomini dai ruoli e dai compiti che la società li obbliga ad assumere (o evitare).




Il film, seppur intriso di tanta retorica, fa il suo modesto lavoro e scorre con una storia lineare, senza colpi di scena. Si arranca un po’ nel seguire i dettagliati meandri e tecnicismi del sistema costituzionale americano, ma nulla di preoccupante. Abbastanza piatto dal punto emozionale, con un leggero picco esclusivamente di fronte alla seduta finale in tribunale. 

In ogni caso, Una giusta causa è una pellicola gradevole, d’istruzione, un omaggio a tutte le donne ma anche agli uomini, con l’invito di non farsi mai sopraffare.