L’eterna lotta tra il bene e il male tipica dei cartoni non è mai stata così divertente e d’attualità. «Yattaman» è una serie animata giapponese (detta anche «anime») arrivata in Italia a inizio Anni 80 che ora torna alla ribalta. Prima della sua uscita tutti tifavano per i «robottoni» Mazinga e Jeeg Robot, ma il fumettista Tatsuo Yoshida pensò a un modo alternativo per raccontare quel mondo di creature metalliche, gigantesche e spaventose: disegnarne una a forma di cane!

«Yattaman» è il nome in incognito del protagonista Ganchan, un bambino di 13 anni con una grande passione per la meccanica. La sua assistente (e fidanzata) si chiama Janet: li unisce l’amore e il desiderio di vivere grandi avventure. Il papà di Ganchan, per sua fortuna, è proprietario di un famoso negozio di giocattoli: nel suo laboratorio dà così vita a «YattaCan», un San Bernardo meccanico travestito da pompiere. Ma a cosa serve costruire automi armati pensati per cambiare il mondo, se non ci sono in giro dei nemici temibili?
Il trio Drombo è forse il gruppo di «cattivi» più amato nella storia degli anime: sono tre sedicenti imprenditori e artigiani capitanati dall’affascinante Miss Dronio. Truffaldini per natura, quando incontrano un giorno il misterioso Dottor Dokrobei trovano una succulenta occasione per fare soldi facili.

Miss Dronio e i suoi scagnozzi Boyakki e Tonzula parlano con il loro grande capo solo attraverso comunicazioni vocali: non possono vedere in faccia il «dottore», ma credono a ogni sua parola. La missione proposta (forse sarebbe meglio dire imposta) è di ricostruire un teschio diviso in quattro parti sparse chissà dove per il mondo. Solo unendo i quattro pezzi del «Dokrostone», l’oggetto rivelerà informazioni utili per trovare «il gran filone d’oro», un prezioso tesoro.

Da New York all’Egitto, viaggiando tra passato, presente e futuro, in ognuno dei 108 episodi di «Yattaman» la fazione di Ganchan e quella di Miss Dronio verranno messe a confronto e ognuna lotterà con i suoi robot. Non è uno spoiler: vinceranno sempre e solo i buoni, mentre i cattivi dovranno subire le terribili punizioni del boss Dokrobei.

Uno degli aspetti più affascinanti di questo cartone (di cui esiste un remake del 2008 e un film con attori in carne e ossa) è l’immensa creatività di chi l’ha pensato. Tra poteri scriteriati e «giocattoli combattenti» sempre più folli, tutto sembra nascere dalla mente di un bambino. Eppure Tatsuo Yoshida ha portato alla luce la sua opera a 45 anni, tra l’altro non riuscendo a godere a lungo di questo successo, visto che è scomparso nello stesso anno in cui è andato in onda l’anime in Giappone per la prima volta, nel 1977.