Dal 3 novembre è disponibile su Netflix il documentario sulla vita di Sylvester Stallone, Sly. Un’ora e mezza di racconti emozionanti, in cui l’attore, regista e sceneggiatore ripercorre la sua carriera, tra cui le tre saghe che lo hanno fatto entrare nella storia del cinema, e non solo.

Ricordando la genesi di Rocky, che Stallone «scrisse in tre giorni», racconta:

“Non mi volevano far recitare. Apprezzavano la sceneggiatura, ma proprio non mi volevano. Volevano Ryan O’Neal o Burt Reynolds  E io: No,  l’ho scritto per me. Mi offrirono 265 mila dollari per non farlo. Anche se lo avessi venduto a 500.000 $ sapevo che, una volta finiti, l’avrei rimpianto troppo.

Molto interessante anche l’aneddoto sul casting di Apollo e Adriana:

“Tutti gli attori che volevo, rinunciarono. E vennero rimpiazzati da attori perfetti. Apollo Creed? Solo uno avrebbe potuto farlo. Aveva la voce, la stazza e l’arroganza: Ken Norton. Ma rinunciò due sere prima. Credo sia stato un intervento divino a farci trovare Carl Weathers. Anche Talia Shire fu scelta all’ultimo, non trovavamo la persona giusta. Quando arrivò, non appena apri la porta, vidi come una luce. Andai verso di lei, aveva dei capelli neri bluastri. Lei mi guardava con gli occhi spalancati. Pensai “Adoro questa ragazza, c’è qualcosa in lei. E’ quella giusta, non serve neanche il provino. Tu sei lei.”.