Manga, Anime e poi giocattolo. Questo, come per tante altre serie dell’epoca, è stato il processo di Supercar Gattiger. Il cartone animato, andato in onda dal 4 ottobre 1977, si compone di 26 episodi, e con una trama abbastanza “dark” si è fatto strada nei cuori di molti bambini.

La storia racconta del professor Kabuki che presenta al mondo la sua nuova invenzione: il Gattiger, veicolo ad energia solare che si crea con l’unione di cinque auto. Durante la conferenza, il professore rivela al mondo il pericolo celato dietro l’organizzazione criminale dei “Demoni Neri”. Dopo l’annuncio, ovviamente, il professor Kabuki viene assassinato, e con la sua scomparsa il figlio Jo scopre che la madre, che si credeva morta, è in realtà viva e per trovarla dovrà affrontare la malefica scuderia. Da qui iniziano le sfide automobilistiche del cartone: gare dalle condizioni più avverse e nei posti più ostili del Pianeta. Bisognerà impedire ai Demoni Neri di conquistare il mondo tramite il monopolio dell’energia solare. Dio mio che bello rivedere la prima trasformazione:

Il doppiaggio da noi presenta un grande pregio e un grande difetto: il pregio è quello di aver avuto le voci Massimo Lopez (Jo) e di Anna Marchesini (Kajumi) per i protagonisti; Il difetto è quello del nome “Gattiger”, erroneamente pronunciato “gàttigher” nella vecchia sigla degli anni Ottanta. Questo perchè nasce dall’unione della parola giapponese gattai (unione) con la parola inglese tiger (tigre). La pronuncia corretta sarebbe pertanto “gattàigher“.

In più vi diciamo che la sigla è cantata sulla base di “Dance On”, il pezzo utilizzato da Verdone in Bianco Rosso e Verdone, e composto dal maestro Ennio Morricone. Sentire per credere:

Il cartone da noi ha fatto la storia non tanto per il racconto in se, ma proprio per l’idea del mezzo creato da altri veicoli accorpati. Non a caso divenne uno dei giocattoli di punta di quegli anni, se non il più ricercato. Era costoso, e quindi molti bambini non hanno potuto avere per le mani la favolosa macchina da corsa, che ovviamente andava montata con i vari modelli delle macchine che la componevano. Insomma, sicuramente uno dei simboli della nostra generazione.