Anna Falchi è stata intervistata da Repubblica dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera. Ecco un estratto su Della Morte dell’Amore: 

Lei dà l’idea di essere una donna che ha sempre giocato con la propria immagine, molto consapevole del proprio corpo.
“Tenga presente che io nasco pudica.”

Con la consapevolezza di oggi, ritiene di aver subito pressioni?
“Oggi non si può dire più niente. Mi rinfacciano di non essere politically correct, ma a me questo termine sta sul cavolo. Io ho detto di aver usato il mio corpo come strumento di lavoro, e questo fa incazzare le donne. Ma a me non fa incazzare per niente, io faccio quello che mi pare. L’ho utilizzato così, lo dico e lo ribadisco. Ho fatto i calendari? Benissimo! Mi strapagavano, mi piaceva vedermi così, perché quei momenti della vita non capiteranno mai più. Quando li rivedo dico “quanto stavo in forma”. Amen. Il fatto che anche oggi mi diverta a fare ogni tanto uno scatto sexy, da panterona, rimette in moto un ricordo e non ci trovo niente di male. Detto ciò la cosa che mi ha dato più fastidio in assoluto nel mio lavoro è stato girare il film su Dylan Dog “Della morte dell’amore”. C’erano scene di sesso forti, e girare è stato molto pesante. Devo dire solo grazie a Rupert Everett, una star internazionale, la sua professionalità mi ha aiutato tantissimo, ha cercato di farmi sentire a mio agio. Però quella roba lì mi ha dato tanto fastidio. Se devo recitare scene di sesso non riesco a distaccarmi completamente, provo imbarazzo.”

fonte REPUBBLICA